05 novembre 2018 15:56

I nostri figli hanno appena cominciato la prima e la seconda elementare e noi siamo già assediati dalle feste di compleanno dei compagni di classe. Pare brutto se ogni tanto decliniamo?–Elio

Una delle piacevoli scoperte del mio ritorno in Italia dopo anni di vita all’estero è stata la generosità con cui i genitori italiani prendono le feste di compleanno dei figli. Intendiamoci, negli altri paesi organizzano feste molto creative.

In Danimarca, per esempio, i negozi Ikea ti permettono di festeggiare con una grande caccia al tesoro tra le stanze da esposizione. A Londra ricordo una festa in sci e snowboard in un impianto sciistico artificiale, mentre in Svizzera, sul lago di Ginevra, gli amichetti del festeggiato dovevano risolvere un delitto. Il problema però è che era tutto molto rigido: le feste durano esattamente due ore (a volte anche un’ora e tre quarti), gli invitati sono a numero chiuso e non si mangia quasi nulla.

Con il ritorno a Roma ho trovato feste che durano interi pomeriggi, inviti in campagna, pigiama party, porte aperte a fratelli e sorelle e, soprattutto, tante patatine e pizzette. E poi c’è chi festeggia in mezzo alla settimana dopo scuola, una scelta impensabile nei paesi nordici dove i bambini cenano alle sei e vanno a dormire alle otto. In Italia gli inviti, specialmente nei primissimi anni di scuola, sono talmente tanti che per forza di cose non si riesce ad accettarli tutti, e non c’è nessun problema a declinare qualche volta. Ma senza smettere di ammirare l’ospitalità dei genitori italiani.

Questo articolo è uscito il 1 novembre 2018 nel numero 1280 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero| Abbonati

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