13 maggio 2019 17:27

Trovo che la festa della mamma sia una bella tradizione. Perché ultimamente sono nate tante polemiche sulle classi che la festeggiano? –Liliana

Può sembrare una piccolezza: un lavoretto fatto in classe o una poesia imparata a memoria non dovrebbero ferire nessuno. Ma in alcuni tipi di famiglia la festa della mamma – come quella del papà – può diventare il giorno in cui si acuisce una ferita.

Nel caso dei bambini con un genitore solo o con due dello stesso sesso, concentrare l’attività della classe su una figura che nella loro famiglia non c’è, senza rispettare questa differenza, ha l’effetto di farli sentire esclusi o diversi. Se poi la mancanza di una delle due figure deriva da un evento traumatico – per esempio un lutto o un abbandono – festeggiare la festa della mamma o del papà significa sbattere in faccia al bambino il suo dolore. Se fossi preside di una scuola deciderei di non organizzare nulla in classi di questo tipo, perché sono sicuro che tutti gli altri genitori sarebbero d’accordo a rinunciare a un biglietto d’auguri pur di evitare un’ulteriore sofferenza a un bambino.

Per quanto riguarda le famiglie omogenitoriali e monoparentali basterebbe usare un po’ di buon senso. Ieri ho chiesto a mio figlio, che fa la seconda elementare, che compiti avesse per il giorno dopo: “Devo correggere la poesia della festa della mamma”. Io non capivo. “Sì, la maestra ha detto che devo scrivere papà ogni volta che c’è scritto mamma, poi devo trovare tutte le cose al femminile e metterle al maschile e poi la devo imparare a memoria”. Anche se è una soluzione un po’ goffa, mi ha fatto sorridere: a volte basta veramente poco per vivere tutti più serenamente.

Questo articolo è uscito sul numero 1306 di Internazionale. Compra questo numero|Abbonati

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