22 marzo 2018 16:15

È diventato un genere letterario: il giornalista che cerca di stare senza il suo smartphone per un po’ e poi racconta com’è andata. Gli ultimi in ordine di tempo sono stati Rhik Samadder sul Guardian e Farhad Manjoo sul New York Times. “Lasciare (il mio smartphone) è stato difficile”, era il titolo dell’articolo di Samadder, che ha seguito un programma di trenta giorni per disintossicarsi.

“I telefoni sono progettati per renderci dipendenti”, scrive Samadder e, citando uno sviluppatore di app, spiega che Facebook è gratuito solo perché noi gli regaliamo i nostri dati e il nostro tempo, che l’azienda vende per fare profitti. Proprio tutto il tempo riguadagnato è stato il risultato più sorprendente: “Lasciare lo smartphone è stato rivoluzionario quanto prenderlo per la prima volta”. Farhad Manjoo ha fatto un esperimento simile, concentrandosi sulle notizie: per due mesi si è informato solo con i giornali di carta. Ha continuato a usare il telefono per chiamare e ha disattivato WhatsApp, Facebook e Twitter. Si è abbonato a tre quotidiani e un settimanale, e ha scoperto di riuscire a informarsi meglio.

Anche Manjoo si è stupito del tempo guadagnato. Per riassumere la lezione imparata, ha citato un articolo di Michael Pollan sul cibo che diceva “Mangia cibo. Non troppo. Soprattutto vegetali”, trasformandolo in: “Leggi notizie. Non troppo rapidamente. Evita i social network”. I tentativi di liberarsi dei telefoni e dei social network sono spesso paragonati a smettere di fumare, bere alcol o mangiare cibo spazzatura. Il disgusto per la dipendenza, la forza di volontà per uscirne, i sensi di colpa per le ricadute.

Qualche tempo fa Seth Godin notava che in alcuni aeroporti ci sono ancora zone riservate a chi fuma, dove vanno a rinchiudersi accaniti fumatori con l’aria un po’ infelice, e prevedeva che presto si costruiranno le zone riservate a chi proprio non può fare a meno dello smartphone.

Questa rubrica è stata pubblicata il 23 marzo 2018 a pagina 7 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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