14 marzo 2019 15:04

Che rapporto c’è tra il mondo della finanza e la vita di una grande città? Quest’anno alcune aziende tecnologiche statunitensi, tutte con sede a San Francisco, faranno il loro ingresso in borsa: Uber, Airbnb, Lyft, Slack e Pinterest. Le prime stime del loro valore oscillano tra i 120 miliardi di dollari di Uber e i 12 miliardi di Pinterest. Nel corso degli anni, molti dipendenti di queste aziende sono stati pagati anche con stock option e ora potranno trasformare vantaggiosamente le loro azioni in soldi.

Un articolo uscito all’inizio di marzo sul New York Times calcola che in tutta San Francisco ci saranno, di colpo, migliaia di nuovi milionari. Questi nuovi ricchi “vorranno comprare auto, aprire ristoranti, organizzare feste sempre più grandi e prendere casa”. A un incontro di agenti immobiliari, Denis Kahramaner, specializzato in analisi di dati statistici, si è rivolto contento alla piccola folla venuta ad ascoltarlo: “Venderemo casette con giardino a tre milioni di dollari? No, le venderemo a 5 milioni! E in contanti!”. Uno dei primi effetti è che tutti quelli che avevano messo in vendita la loro casa l’hanno ritirata dal mercato, aspettando l’ondata di miliardi che sta per rovesciarsi sulla città.

E destabilizzando un mercato già fuori controllo (oggi a San Francisco l’affitto medio di un bilocale è di 3.690 dollari al mese). Quando migliaia di persone diventano ricchissime in una città come San Francisco, che ha 800mila abitanti e una superficie poco più piccola di Bologna, tutto cambia, non solo i prezzi della case. Costa di più fare la spesa, comprare i vestiti, mandare i figli a scuola. E chi non si è arricchito diventa improvvisamente più povero. “Ci sarà uno spostamento di massa”, prevede Sarah Sherburn-Zimmer, direttrice di un comitato per il diritto alla casa. E la città non sarà più la stessa.

Questo articolo è uscito nel numero 1298 di Internazionale. Compra questo numero|Abbonati

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