16 luglio 2016 14:27

Alessio Torino,Tina
Minimum fax, 140 pagine, 14 euro

Mentre c’è chi prova periodicamente a raccontare la borghesia romana tentando di riscrivere Gli indifferenti per il nostro tempo (ma nell’ottica del “generone”, come si diceva allora e dopo) c’è anche chi, pur dentro la tradizione, forte del magistero bassaniano e cassoliano, riscopre Agostino di Moravia e lo trasforma in Tina, romanzo di formazione. Ma non dall’adolescenza a una pseudo maturità: bensì dall’infanzia all’adolescenza e alla comprensione della sventatezza e mediocrità dell’età adulta, a una conoscenza che è sofferenza.

Alessio Torino racconta una famigliola in vacanza estiva a Pantelleria: padre, madre e due bambine, di cui una, Tina, è l’occhio che sembra poco riflessivo ed è invece il più partecipe e giudice. La normale miseria degli adulti in estiva libertà, piccoli fatti corali e tradimenti da commedia estiva di una volta e di sempre, il teatrino degli adulti e lo sguardo attento di una bambina.

Per piccoli tocchi narrativi, senza commenti o digressioni, il lettore si ritrova in un mondo di cui, azione dopo azione, scopre insieme a Tina le trame e il non detto, fino all’improvvisa chiusura, con un po’ di sangue sacrificale che è anche metafora del dolore della conoscenza in chi, come Tina, ha scoperto cosa l’aspetta. Sotto o alle spalle c’è l’antico: la natura, il vulcano.

Questa rubrica è stata pubblicata l’8 luglio 2016 a pagina 86 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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