10 gennaio 2014 13:05

Nell’occasione dell’Expo o World’s fair di New York del 1964, dedicato al tema della pace attraverso la comprensione, il grande scienziato e scrittore Isaac Asimov si azzardò a immaginare come la tecnologia avrebbe cambiato il mondo nei cinquant’anni successivi, cioè entro il 2014. Varie versioni e traduzioni del testo sono circolate in questi giorni, in cui è finalmente possibile verificare le sue previsioni, ma vale la pena andare alla fonte: l’articolo originale si trova qui.

I libri che hanno reso famoso Asimov sono i racconti e i romanzi di fantascienza. Ma Asimov era un vero eclettico: professore di biochimica, storico, poeta, esegeta della Bibbia e di Shakespeare. Quindi non lavorava di pura fantasista, ma era uno scrittore-scienziato aggiornato sugli sviluppi della tecnologia, attento nei suoi libri a creare dei mondi verosimili. Eppure, per quanto si sia sforzato di fare previsioni serie e scientifiche su un anno che allora era un futuro piuttosto lontano e che per noi è il presente in tutta la sua bellezza (si fa per dire), Asimov cade comunque nella trappola in cui finiscono molti di quelli che provano a predire il futuro: un eccessivo ottimismo tecnologico-sociale.

Certo, in qualche caso ci ha azzeccato. Ecco alcuni esempi.

“Nel 2014 i robot non saranno molto diffusi o sviluppati, ma esisteranno. Saranno i computer – miniaturizzati rispetto a gli enormi Ibm di oggi – a costituire il ‘cervello’ dei robot. La robotica inciderà anche molto sulle automobili, che potranno essere programmate per arrivare a destinazione”.

“Nelle zone desertiche della terra ci saranno dei grandi impianti di energia solare”.

“Le comunicazioni saranno audio-video. Si potranno vedere, oltre che ascoltare, le persone che si chiamano al telefono. Gli schermi saranno usati anche per studiare documenti e leggere libri. Grazie ai satelliti, sarà possibile chiamare qualcuno in qualsiasi punto della terra”.

“Non tutta la popolazione del mondo beneficerà di questo futuro pieno di gadget. Ci saranno più persone bisognose e, anche se dal punto di vista materiale staranno meglio di oggi, ci sarà un maggiore divario tra loro e i più ricchi del pianeta”.

Altre previsioni peccano dell’ottimismo nucleare di quegli anni (parlo di nucleare civile, non militare): ” Gli elettrodomestici non avranno più cavi elettrici, perché funzioneranno con delle piccole batterie a base di radioisotopi, dei sottoprodotti delle centrali nucleari che nel 2014 assicureranno la metà del fabbisogno energetico del mondo”.

In altre congetture di Asimov si intravede quel mondo un po’ naïf dei primi anni sessanta, convinto che una parte importante dello sviluppo dell’umanità sarebbe consistito nell’automazione dei compiti faticosi. Asimov immagina delle case in cui si programma la colazione la sera prima: al risveglio, il robot-cuoco avrà già preparato toast, caffè, uova e bacon. È quasi commovente questo quadro in technicolor della famiglia moderna circondata da macchinari servizievoli. Il fatto che queste macchine possano costare troppo e funzionare male, o che ci siano persone a cui piace preparare la colazione oppure che sono costrette a preparare la colazione per altri, perché sono molto più economiche di una macchina e si possono sostituire altrettanto facilmente, non entra mai, o quasi, nella testa dei futurologi.

Altre previsioni di Asimov soffrono della stessa illusoria utopia: per esempio la colonizzazione dei fondali marini, dei poli e dei deserti. Lo scrittore era convinto che la crescita della popolazione mondiale (di cui aveva fatto una stima piuttosto precisa) avrebbe portato a una dispersione in tutto il mondo per risolvere le emergenze legate al sovraffollamento. Invece no: città come Il Cairo, Shenzhen, Jakarta, Lima e New Delhi continuano a crescere a dismisura e nel 2010, per la prima volta, il numero di persone che vivono in città ha superato quello delle zone rurali. Invece di disperderci, ci stiamo concentrando sempre di più.

Ma forse la tendenza più diffusa tra i futurologi come Asimov è quella di dare per scontato che la tecnologia non va mai indietro. Prendiamo per esempio il suo pronostico che nel 2014 molte macchine avrebbero viaggiato a qualche palmo dal terreno grazie a dei getti d’aria.

Vi ricordate gli hovercraft? Era proprio il 1964 (si vede che era, ehm, nell’aria) quando la compagnia navale Swedish Lloyd cominciò a studiare la possibilità di gestire una linea di hovercraft sulla Manica tra la Gran Bretagna e la Francia, un servizio che entrò in servizio il 6 aprile 1966. Io lo usai tra Calais e Ramsgate nel 1979, di ritorno con la mia ragazza da un viaggio in autostop in Europa (era l’unico modo di attraversare la Manica gratis, perché si pagava solo per la macchina, e bastava trovare un conducente generoso, impresa non facile ma neanche impossibile).

Già allora le due compagnie di hovercraft-traghetto, Hoverlloyd e Seaspeed, erano in crisi. Quello che sarebbe sembrato un buon investimento a metà degli anni sessanta, dieci anni dopo, con l’impennata dei prezzi del petrolio, si rivelò un’attività a rischio. Il servizio era più veloce del traghetto convenzionale e impiegava solo 40 minuti per la traversata. Ma la vicenda del Concorde ci insegna che il progresso non va inesorabilmente verso il più veloce o il più efficiente. Oggi, l’hovercraft è roba da museo, e resiste solo la linea commerciale tra Portsmouth e l’Isola di Wight.

Mi è sempre piaciuta la visione del futuro prossimo di

Se mi lasci ti cancello (che per inciso potrebbe vincere il premio per la peggiore italianizzazione di un titolo di film; l’originale è una bella citazione del poeta inglese Alexander Pope: Eternal sunshine of the spotless mind). Il futuro del film con Jim Carrey e Kate Winslet era come il presente, con le stesse macchine, le stesse case, le stesse persone e più o meno gli stessi vestiti. Solo che era tutto un po’ più grigio, più delabré. Sono pochi i futurologi che hanno il coraggio di immaginare un futuro di immobilismo o di regressione, eppure la storia ci insegna che è uno scenario collaudato.

Se dovessi fare tre previsioni per il 2064, memore dell’eccesso di ottimismo di Asimov, direi:

1) Anche se il prezzo del petrolio sarà alle stelle, per colpa delle lobby non ci sarà un’alternativa credibile ai veicoli alimentati a benzina o gasolio.

2) La democrazia esisterà ancora come forma di governo, ma sarà meno diffusa.

3) L’idraulico del 2064 verrà senz’altro domani, al massimo dopodomani.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it