03 marzo 2022 09:50

Nella frustrazione che ha segnato i quasi cinque anni di politica estera del presidente francese Emmanuel Macron esistono due aspetti essenziali riportati in primo piano dalla guerra in Ucraina e sui quali Macron si è soffermato a lungo in un discorso televisivo trasmesso la sera del 2 marzo.

Il primo aspetto riguarda i rapporti con Vladimir Putin, con cui Macron ha dialogato per cinque anni senza però ottenere risultati di rilievo. L’avvicinamento è cominciato nel giugno del 2017 nel castello di Versailles, dove Macron ha portato avanti un vano tentativo di dialogo nonostante le critiche.

Il secondo aspetto riguarda l’ambizione europea del presidente francese, espressa anch’essa nel 2017 nel suo celebre discorso programmatico tenuto alla Sorbona e andata a sbattere contro la rigidità di un continente terrorizzato dal concetto di “potenza”. Dal 2017 a oggi le cose sono cambiate, ma non rapidamente e profondamente come sperava Macron.

Dialogo e posizioni chiare
L’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo ha alterato il contesto in cui proseguono questi dibattiti e Macron ha potuto trasformare i suoi insuccessi in punti di forza in questo nuovo mondo.

Davanti a Putin, Macron ha potuto usare i suoi trascorsi frustranti come prova della sua non ostilità nei confronti della Russia e del fatto che la Francia (come l’Europa e perfino la Nato) non è in guerra con la Russia. Oggi Macron può rivendicare la prosecuzione del dialogo anche durante la guerra, perché dall’inizio dell’invasione ha già parlato due volte al telefono con il presidente russo.

Sulla difesa, sull’indipendenza energetica e industriale, sulla capacità di garantire le libertà l’Unione europea deve cambiare marcia

Questa è chiaramente una risposta ai critici di Macron, a quelli che sia in Francia sia all’estero consideravano “ingenuo” il suo dialogo con Putin, ma anche a quelli che agli estremi dello scacchiere politico francese gli rimproveravano di non dialogare abbastanza con Mosca.

A entrambi i fronti il presidente dimostra di non aver mai interrotto il dialogo, senza che questo gli impedisca di assumere posizioni chiare di sostegno all’Ucraina davanti all’aggressione di cui è vittima.

L’Europa è sicuramente il tema più importante della linea di Macron, perché oggi il presidente ha ritrovato gli slanci filoeuropei del 2017, stavolta in sintonia con il clima generale del resto del continente dopo lo shock della guerra.

Da quando è esploso il conflitto, il fallimento relativo del programma della Sorbona può apparire come un’intuizione, mentre le espressioni chiave come “Europa-potenza” e “sovranità europea” stanno entrando nel linguaggio anche dei più reticenti, a cominciare dalla Germania che ha appena operato un’inversione di rotta.

Sulla difesa, sull’indipendenza energetica e industriale, sulla capacità di garantire le libertà e sulla volontà di stabilizzare il continente alla sua periferia l’Unione europea deve cambiare marcia. Da giorni l’entourage di Macron ribadisce questo concetto. La sera del 2 marzo il presidente ha annunciato che il vertice europeo del 10 e 11 marzo, in programma da tempo nel quadro della presidenza francese del Consiglio dell’Unione europea, sarà un momento importante per affrontare questi temi.

La costruzione europea ha sempre fatto passi avanti nel contesto delle crisi. L’ultima è arrivata dall’estero e i 27 dovranno trovare il modo di uscire rafforzati dal “cambiamento epocale” annunciato da Macron il 2 marzo. Viviamo un momento storico che non deve essere sprecato.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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