17 gennaio 2022 15:11

Abu Yaqub, un cristiano di 56 anni, era il proprietario di tre negozi di alcolici a Baghdad. Negli ultimi anni le vendite sono andate molto bene, e ha potuto fare affari senza aver paura. I guai sono cominciati qualche settimana fa, quando uno dei suoi negozi è stato colpito da bombe a mano. “Non è stato per motivi religiosi”, dice. Il danno riportato non è grave, si è trattato solo di una minaccia perché il commerciante non si è adeguato all’aumento dei pagamenti a una delle milizie che lo hanno “protetto” negli ultimi sette anni. Prima la tangente da pagare alle milizie, affinché lo “proteggessero” dagli altri gruppi armati, era di 800 dollari al mese per ciascuno dei suoi punti vendita.

Negli ultimi sette anni Abu Yaqub ha perso due dei suoi dipendenti e uno dei suoi negozi è saltato in aria per mano delle bande di una nuova milizia che è venuta ad aggiungersi alle 68 milizie fino ad allora conosciute. Questi gruppi armati sfuggono al controllo del governo: hanno ucciso, distrutto negozi, vietano i centri massaggi e nessuno li controlla, mi spiega Abu Yaqub. Via Abu Nawas, una strada che costeggia il fiume, è celebre per i suoi negozi di alcolici, ma per legge questi esercizi commerciali devono chiudere i battenti al tramonto, in particolare quelli che non pagano royalties e tangenti alle bande che prendono di mira i negozi di liquori, incendiandoli o facendoli esplodere.

Ma di recente sono emerse alcune fazioni che vogliono impedire anche questo, motivandolo con ragioni religiose. I dati da Baghdad indicano che negli ultimi cinque mesi 25 negozi sono stati dati alle fiamme o colpiti con esplosivi, e tre titolari di queste attività sono stati uccisi. Nonostante tutti questi pericoli Abu Yaqub rimane aperto: “Gli affari sono buoni, la gente beve ancora”.

(Traduzione di Francesco De Lellis)

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