Cultura Libri
Chelsea girls
264 pagine, 19 euro

La prima volta vidi Chelsea girls nella vetrina di City Lights, a San Francisco, nel 1994. Comprai il libro anche se non avevo soldi e lo lessi fino a consumarlo. Quando vivi così a lungo dentro un libro, a che punto diventa la tua vita? Nel racconto che dà il titolo al volume, Chelsea non è la squallida città del Massachusetts da cui Myles proviene, ma il Chelsea hotel di New York, teatro di amori, atti creativi e disastri. È lì che Eileen viene “scopata per la prima volta da una donna”, una cameriera dagli occhi celtici. Quella scena non è pornografia ma rivelazione. In Chelsea girls il sesso è apprendimento, un linguaggio da reinventare. Il libro è un atto di resistenza: essere donna, lesbica, povera e poeta negli anni settanta e ottanta significava esistere fuori da ogni convenzione. Myles racconta una giovinezza segnata da povertà e desiderio. La sua è una scrittura working class, radicata nei lavori precari e negli spazi di sopravvivenza. Chelsea girls obbliga il lettore a guardare, a riconoscere quella vita come letteratura. È un testo di culto del femminismo queer, ma anche un documento della classe lavoratrice americana, un canto di rabbia e desiderio, ironia e tristezza. Che questo libro sia stato fuori catalogo per anni è un vero peccato. Il fatto che sia di nuovo disponibile, pronto a cambiare la vita di chi lo trova, non è un miracolo: è giustizia. “Vorrei raccontare tutto una volta sola”, scrive Myles, “solo la mia parte, perché questa è la mia vita, non la tua”.
Michelle Tea, Los Angeles Review of Books

Avvoltoi
336 pagine, 19,00 euro

La giornalista britannica Phoebe Greenwood debutta nella narrativa con una satira amara ambientata a Gaza nel 2012. La protagonista, Sara Byrne, è una reporter mandata da un quotidiano “piuttosto di destra” a coprire il conflitto. Alloggia nel lussuoso Beach hotel, rifugio di corrispondenti stanchi e cinici, mentre fuori “Gaza è una prigione in guerra perenne”. Greenwood, che ha lavorato a Gerusalemme tra il 2010 e il 2013, conosce bene quel mondo: l’ossessione per lo scoop, le rivalità, il rapporto ambiguo con i fixer locali. Byrne visita obitori pieni di bambini con pigiamini di Spider Man e ospedali senza anestetici, ma i suoi capi vogliono titoli più sensazionali. Lei si spinge sempre più in là, decisa a entrare per prima in un tunnel di miliziani. Intorno a lei un fotografo muore e un bambino la accompagna tra le macerie tra scene di distruzione inimmaginabile. Greenwood costruisce un’eroina cinica, incapace o riluttante a provare emozioni di fronte all’orrore. Il titolo stesso suggerisce l’ambiguità morale della protagonista e il tono sarcastico del romanzo. Byrne scivola nella paranoia: crede che un uccello (un piccione ma forse proprio un avvoltoio) la segua e la tormenti. La scrittura rimane ironica e distaccata, evitando ogni melodramma. A volte l’impronta giornalistica di Greenwood risulta più efficace della sua prosa narrativa, ma Avvoltoi resta un esordio notevole: uno stile cupamente comico al servizio di una materia terribilmente seria.
Sophie Dickinson, The Guardian

Quello che cerchi sta cercando te
496 pagine, 20,00 euro

Rumi (1207-1273) è considerato uno dei più grandi poeti persiani. È celebre soprattutto per i suoi poemi religiosi ma in Quello che cerchi sta cercando te Abdolah ne mostra un’altra dimensione: quella del poeta d’amore, la cui penna si muoveva per un desiderio profondo e inappagato. Non verso le due donne che sposò, bensì verso Shams, il mistico per cui provò un’intensa amicizia. “È per me l’inferno e il giardino dell’Eden insieme”, scriveva Rumi. Il libro è diviso in tre parti. Nella prima Abdolah racconta la vita del poeta: la fuga dall’Asia centrale insieme al padre per sfuggire a Gengis Khan, la fondazione del movimento sufi dei dervisci danzanti e la sua visione radicale dell’islam, secondo cui non bisogna cercare dio altrove ma trovarlo in se stessi. La seconda parte offre una selezione di 92 poesie. I testi rivelano la voce di un uomo diviso tra estasi e mancanza tra l’amore terreno e la sete del divino. Nella terza sezione, l’autore rinarra le storie originarie da cui Rumi trasse ispirazione per le sue liriche: parabole e leggende che appartengono alla tradizione orale persiana e islamica. Con questo libro Kader Abdolah restituisce Rumi alla sua essenza più umana: quella di un poeta che cercava dio attraverso l’amore.
Ariejan Korteweg, de Volkskrant

Vita tra i selvaggi
197 pagine, 19,00 euro

Quando nel 1953 uscì La mia vita tra i selvaggi, raccolta di racconti sulla vita familiare di Shirley Jackson, l’autrice era già nota per un tipo di scrittura molto diverso. Cinque anni prima aveva sconvolto i lettori con La lotteria, il racconto di una lapidazione rituale in un villaggio statunitense che scatenò proteste e incredulità. Molti restarono sorpresi quando pubblicò questi testi pieni di humor domestico: visite ai grandi magazzini, notti caotiche in cui tutti dormono nei letti sbagliati, la caldaia e l’auto che si guastano mentre il marito è via. Eppure queste storie, già apparse su riviste femminili, avevano conquistato il pubblico. Jackson descrive la maternità senza sentimentalismi: confessa l’invidia per il marito in viaggio, la frustrazione mascherata dal sorriso, la paura davanti a quei “piccoli esseri indipendenti” che sfuggono a ogni controllo. I bambini qui non sono adorabili. Scritti anche per necessità economica (per lo più era Jackson a mantenere la famiglia ) questi testi usano gli stessi strumenti della sua narrativa: dettagli su dettagli, ironia sottile e un gran senso del ritmo.
Ruth Franklin, The New York Times

Altro da questo numero
1640 - 14 novembre 2025
Abbonati a Internazionale per leggere l’articolo.
Gli abbonati hanno accesso a tutti gli articoli, i video e i reportage pubblicati sul sito.