19 dicembre 2015 12:12

Il commercio internazionale potrebbe favorire la pace tra le nazioni. Secondo uno studio pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences, la minore frequenza dei conflitti tra diversi paesi registrata dopo il 1950 è dovuta all’espansione degli scambi internazionali.

Matthew Jackson e Stephen Nei, della Stanford University, hanno studiato la frequenza delle guerre tra il 1820 e il 2000. Hanno scoperto che tra il 1950 e il 2000 il numero delle guerre tra coppie di paesi per anno è stato circa un decimo di quanto registrato tra il 1820 e il 1949, malgrado l’aumento del numero degli stati.

I ricercatori hanno costruito un modello matematico utilizzando l’idea di rete. Invece di considerare le coalizioni, cioè i gruppi di paesi, hanno usato le reti di alleanze militari. In questo modo sono riusciti a integrare nel modello le importazioni e le esportazioni per ogni coppia di stati, i vantaggi militari delle reti, i danni e i benefici derivanti dalla guerra. Hanno scoperto che senza commercio internazionale le reti di alleanze militari non sono né pacifiche né stabili, mentre lo diventano grazie agli scambi commerciali.

Inoltre, i paesi con alti livelli di commercio con i loro alleati tendono a essere meno coinvolti in guerre, non solo con gli alleati ma anche con gli altri paesi. Per esempio, durante la guerra fredda, i vantaggi del partecipare a reti di commercio sarebbe stata una componente della stabilità dei due blocchi. Nel modello è importante non tanto il volume degli scambi in assoluto, quanto la partecipazione di tutti i paesi.

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