08 aprile 2021 11:36

Dalla caduta del regime di Muammar Gheddafi, nel 2011, il paese ha tentato per anni la via della transizione alla democrazia. Dopo due elezioni, nel 2012 e nel 2014, le forti divisioni politiche e l’affermarsi del potere delle milizie hanno portato a una divisione del paese tra due governi rivali, uno con sede a Tripoli e sostenuto dalla comunità internazionale, e l’altro a Tobruk, nell’est della Libia. Tra le forze fedeli a Tripoli e quelle guidate dal generale Khalifa Haftar, che si è autoproclamato comandante dell’Esercito nazionale libico (Enl), è scoppiata una guerra civile.

Dopo vari tentativi diplomatici di riportare la pace nel paese, a metà marzo del 2021 si è insediato nella capitale un nuovo governo di unità nazionale, guidato dal miliardario Abdul Hamid Dbaibah, nato sotto l’egida dell’Onu. Gode del sostegno delle istituzioni di Tripoli e del parlamento che aveva sede nella zona orientale del paese. Per la prima volta in sette anni, i libici hanno un esecutivo unitario, che resterà in carica fino alle elezioni del prossimo dicembre.

Il documentario del Guardian racconta una Libia in balìa dei gruppi armati, che ricevono aiuti economici, armi e rinforzi anche da governi stranieri. Ma, nelle città in macerie come nei vasti deserti, s’intravedono una ricerca di democrazia e una voglia di riconciliazione spesso poco rappresentate.

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