01 dicembre 2014 17:41

Nel 1956 la rivista Life pubblicò il reportage fotografico The restraints: open and hidden, firmato da Gordon Parks (1912-2006).

Le ventisei fotografie a colori documentavano la vita quotidiana di alcune famiglie nere in Alabama, che l’autore definì “madrepatria del razzismo”.

Le leggi razziali Jim Crow restarono in vigore nei singoli stati tra il 1876 e il 1965. Di fatto sancivano la segregazione razziale, come la separazione di bianchi e neri nei luoghi pubblici, e in generale negavano libertà e diritti alla popolazione nera. Il 1956 fu un anno cruciale per la battaglia dei diritti civili, che prese slancio con l’ammissione di Autherine Juanita Lucy all’università dell’Alabama. Cominciarono anche le prime campagne di resistenza civile, come il boicottaggio dell’uso dei mezzi pubblici, a bordo dei quali le persone nere dovevano sedere separate dai bianchi.

In Alabama, Gordon Parks scelse un approccio particolare per parlare di razzismo all’America. Seguì la vita quotidiana dei neri nella cittadina di Mobile e nei dintorni, creando un racconto sereno e non conflittuale, lontano dagli scontri e dalla rabbia, per restituire dignità e normalità ai soggetti fotografati.

Tuttavia, durante la realizzazione del progetto l’autore fu testimone della persecuzione e della violenza a cui erano sottoposti i neri, tanto da dire, riguardo a quelle atmosfere, “sento la morte scorrere lungo le strade polverose”.

L’High museum of art di Atlanta ripropone questo reportage nella mostra Gordon Parks. Segregation story, aperta fino al 7 giugno 2015, includendo per la prima volta molti scatti inediti che all’epoca non furono pubblicati.

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