13 giugno 2016 18:09

L’opera di Dorothea Lange oggi viene ricordata soprattutto per averci raccontato la grande depressione nelle zone rurali degli Stati Uniti. La foto Migrant mother, scattata in California nel 1936, è diventata l’icona della sofferenza di un’intera nazione. Nei suoi scatti, l’esigenza di comunicare l’umanità del soggetto va di pari passo con quella di documentare la realtà. Non ha mai fotografato la disperazione degli ultimi senza che emergesse anche la profonda dignità con cui affrontavano il loro destino.

Lange nasce nel 1895 a Hoboken, nel New Jersey. Dopo aver frequentato la Columbia university e i corsi di Clarence H. White, comincia la carriera da freelance a San Francisco. Negli anni trenta si trasferisce in New Mexico con i due figli avuti dal primo matrimonio con il pittore Maynar Dixon. L’esperienza che darà una svolta al suo percorso è l’incontro con l’economista Paul Taylor, che la introduce al programma della Farm security administration, creato per combattere la povertà nel paese. Lange sposa Dixon e insieme a lui darà vita al progetto American exodus, che documenta l’esodo di più di 300mila immigrati arrivati in California alla ricerca di lavori agricoli. Nel 1942, dopo l’attacco dei giapponesi a Pearl Harbor, un’agenzia del governo la incarica di fotografare la deportazione nei campi di internamento dei cittadini statunitensi di origine giapponese. Negli anni cinquanta Dorothea Lange lavora spesso per la rivista Life, ed Edward Steichen la include nella storica mostra The family of man. Qualche mese dopo la sua morte, l’11 ottobre 1965, il Moma di New York ne espone una grande retrospettiva, la prima dedicata a una donna nella storia del museo.

Per Dorothea Lange la macchina fotografica è stata una “grande maestra”, uno strumento per osservare e imparare dal mondo, cercando di vivere “una vita visiva”. Affermava che “bisognerebbe utilizzarla come se il giorno dopo si dovesse essere colpiti da improvvisa cecità”.

Nello Studio Trisorio di Napoli è in corso la mostra A visual life (aperta fino al 15 settembre), che ripercorre la carriera della fotografa statunitense concentrandosi sulle foto realizzate negli anni trenta e quaranta. Una seconda sezione della mostra, The camera is a great teacher si svolge contemporaneamente nel castello di Postignano, in provincia di Perugia.

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