31 ottobre 2016 14:01

Quella dei toraja è una delle circa trecento popolazioni disseminate nelle oltre 17mila isole che compongono l’Indonesia. Conta poco più di un milione di persone di cui quasi la metà abita nell’isola di Sulawesi, a nordest di Giava. La particolarità di questa popolazione è costituita dal culto dei morti. La sepoltura dei cari estinti è infatti un momento di festa e di comunione: le famiglie possono rimandare il funerale di un congiunto per anni (periodo in cui i corpi sono tenuti in casa, come se fossero dei malati o degli infermi), finché non riescono a mettere da parte soldi sufficienti per riunire il numero più alto possibile di parenti e organizzare eventi che possono durare diversi giorni tra processioni, banchetti, e sacrifici di animali.

E non finisce qui. Il rituale conosciuto come Ma’Nane si svolge saltuariamente nel mese di agosto. Le cripte vengono riaperte, i corpi esumati, lavati, vestiti con abiti nuovi. In alcuni casi decorati con accessori nuovi, come occhiali da sole, sigarette e altre cose che i defunti “avrebbero apprezzato” quando erano ancora in vita. Dopo qualche giorno vengono rimessi al loro posto in nuovi sudari e in bare nuove o restaurate.

Il fotografo indonesiano Agung Parameswara è andato nella parte meridionale dell’isola di Sulawesi per raccontare alcuni di questi rituali funebri.

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