Nel primo anniversario del governo formato dal Movimento 5 stelle e dalla Lega, rimasto in carica dal giugno 2018 al settembre 2019, i mezzi d’informazione internazionali erano frustrati. Le previsioni secondo cui un governo “populista” avrebbe potuto produrre una frattura con l’Europa si erano dimostrate esagerate: un acceso conflitto sul deficit di bilancio aveva portato a una sostanziale ritirata di Roma, e nonostante l’aggressività di Matteo Salvini alcuni stati europei avevano accettato di accogliere solo un numero ridotto di migranti sbarcati in Italia. In politica interna, idee come la flat tax erano rimaste lettera morta. C’erano comunque segnali di radicalizzazione: alle elezioni europee del maggio 2019 la Lega aveva conquistato un terzo dei voti. Ci si aspettava una nuova egemonia leghista.

Il modo in cui i giornali guardano al primo anno del governo guidato da Fratelli d’Italia è diverso. Dagli articoli più rassicuranti sulla “svolta moderata” di Giorgia Meloni a quelli che descrivono i suoi “molteplici volti”, leggiamo spesso di una leader più pragmatica. Tuttavia questa è anche una destra che, secondo le previsioni, avrebbe dovuto spostare gli equilibri di potere a Bruxelles, creando un patto di centrodestra europeo sul modello italiano. A settembre, all’assemblea nazionale di Fratelli d’Italia, Meloni ha affermato: “Noi siamo stati capaci di fare qualcosa che era impensabile in Italia”. E poi si è chiesta: “Siamo in grado di fare qualcosa d’impensabile anche in Europa?”.

Fratelli d’Italia è diventato un partito moderato? Un ragionamento simile si può spiegare solo con il fatto che la nostra idea di cos’è una destra “normale” è molto cambiata

Questa domanda fa capire com’è cambiato il mondo. Mentre l’ascesa di Salvini seguiva il voto per la Brexit e l’elezione di Donald Trump, alimentando i timori di possibili sconvolgimenti nella politica occidentale, oggi questo rischio è messo in secondo piano da conflitti esterni all’occidente. Alcuni commentatori si sono perfino chiesti se il picco del populismo non sia stato ormai superato.

È riduttivo fondere l’estrema destra con una categoria così indeterminata come il populismo, e il trumpismo non è di certo sparito. Partiti un tempo critici verso l’Unione europea oggi preferiscono cercare di cambiarla dall’interno. Non solo perché nell’era post- pandemia Roma resta attaccata al salvagente dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), ma anche perché leader cristianodemocratici come la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen sono disposti ad accogliere questa destra nella loro corrente.

Oggi molti allarmismi europei sul primo anno del governo Meloni si sono rivelati infondati. Non ci sono stati scontri con Bruxelles, anzi. La presidente del consiglio è addirittura andata in Tunisia per il vertice sull’immigrazione accompagnata da Ursula von der Leyen. Il supporto all’Ucraina è stato il criterio decisivo della normalizzazione. Grazie a questo impegno Meloni è riuscita a stringere relazioni cordiali con la Casa Bianca e si è avvicinata al Partito popolare europeo (Ppe). Le battute d’arresto elettorali in Spagna e in Polonia hanno sventato i piani per creare un asse di governi di destra, ma potrebbero perfino facilitare il tentativo d’integrare Meloni nel Partito popolare europeo.

Quindi Fratelli d’Italia è diventato una forza moderata? Un ragionamento simile si può spiegare solo con il fatto che la nostra idea di cos’è una destra “normale” è molto cambiata. Forse c’è una divisione dei compiti: il partito presenta Meloni come una statista, mentre ai ministri tocca rinvigorire la base con attacchi contro le famiglie lgbt o le “toghe rosse”. E teorie complottiste come quella della sostituzione etnica sono ancora ben radicate nel partito. Non si tratta solo di brutte parole, ma di posizioni che stanno riuscendo a spingere l’Europa verso un controllo delle frontiere esterne ancora più rigido, affidato a regimi autoritari.

Il governo Meloni entra nel suo secondo anno con un consenso paragonabile a quello degli inizi. Sarebbe rischioso prevedere un crollo imminente di Fratelli d’Italia, come quello di Salvini dopo il 2019. Ci sono, però, dei punti deboli. Le pagine di Fratelli d’Italia sui social network non fanno che strombazzare i successi del governo nel far ripartire il paese e dare speranza agli italiani più poveri (esclusi quelli che prendevano il reddito di cittadinanza). Sul piano pratico, però, le misure si limitano a seguire una ricetta fallimentare, fondata sull’abbassamento del costo del lavoro e la distribuzione di sussidi alle categorie predilette.

L’opposizione non è ancora riuscita a trasformare le difficoltà degli italiani più poveri in una spinta per una mobilitazione su vasta scala. La forza dell’estrema destra oggi è dovuta non solo alla sua capacità di sfruttare il rancore, ma anche al fatto che la sinistra non riesce a convincere l’altra Italia di poter cambiare le cose, visto che per tanti anni non è stata capace di farlo. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1534 di Internazionale, a pagina 48. Compra questo numero | Abbonati