Insomma, quando d’autunno piove, ce la dobbiamo prendere con la pioggia o con il governo? L’espressione “piove, governo ladro” è diventata nell’uso comune un modo per dire che buttarla in politica a ogni occasione, perfino se piove, è una scemenza: la colpa delle catastrofi è della natura matrigna, non della politica. Natura matrigna? Colpa? Tanto per cominciare, la natura non è matrigna e anzi non è nemmeno madre. Leopardi la diceva “matrigna” per sottolineare metaforicamente che, sia che spanda luce e colore e vita, sia che brontoli, tremi, rovesci fuoco o acqua, non è mai benevola, è semplicemente indifferente. Quanto alle colpe, sbagliamo quando diciamo come se avessimo subìto un torto, invece che farlo: è colpa dei cambiamenti climatici. I cambiamenti climatici non sono ripicche perfide. Cicloni, alluvioni, terremoti, frane, valanghe, maremoti, ondate di calore, siccità, virus, pur nuocendo, sono innocenti. Colpevoli invece in tutto e per tutto, da sempre, siamo noi animalacci che, precari su questo sasso precario, secerniamo tronfiamente coscienza ma ci comportiamo da incoscienti. Sicché o buttiamo tutto all’aria e ci diamo d’urgenza un buon governo che se ne freghi delle ragioni del profitto, oppure finiamola con l’uso ironico di “piove, governo ladro”. Ogni volta che piove, ricordiamoci che i governi sono o sono stati ladri. Subito dopo cerchiamo una via di scampo.

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Questo articolo è uscito sul numero 1489 di Internazionale, a pagina 16. Compra questo numero | Abbonati