Lo so, abbiamo sbagliato tutto (noi di sinistra), ma Bianca Berlinguer a Rete 4 è un episodio della nostra travagliata storia che non potevamo prevedere e non meritavamo. La figlia del segretario Enrico nel posto dove negli anni hanno spadroneggiato Emilio Fede, Nicola Porro, Mario Giordano, anticomunisti viscerali, pronti a sparare contro qualunque cosa si muova a sinistra, sembra un brutto fotomontaggio. Dopo Fazio, Littizzetto, Gramellini, Annunziata e forse Mannoni, stiamo assistendo a una vera e propria “scissione di Rai3”, che non avrà la furia massimalista di quella di Livorno o la spinta di fine secolo di Rifondazione comunista, ma impone ai compagni la domanda: che fare? Abbandonare la terza rete al suo destino, addestrandoci a digitare nuovi numeri sul telecomando, o issare la bandiera che fu di Angelo Guglielmi confidando in una nuova umanità? Il loro è un Aventino in attesa che passi la buriana o la scelta d’infrangere il tetto dei 240mila euro ai compensi imposto dal servizio pubblico? Se anche fosse, chi si sente di biasimarli? Sì, viale Mazzini poteva dimostrare più riconoscenza, aprire un confronto. Ma prendersela con il padrone è un alibi. Il canale che rese gli anni ottanta meno effimeri e i palinsesti più intelligenti ha smesso di parlare al cuore dei suoi figli migliori. E a noi spettatori fedeli e traditi altro non resta se non dirci per l’ennesima volta: non perdiamoci di vista. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1519 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati