Non c’è niente di nuovo, tranne qualche dettaglio, nell’inchiesta pubblicata dal New York Times sull’attore britannico Russell Brand. La storia di un uomo ricco o potente o famoso accusato di aver compiuto molestie sessuali per anni l’abbiamo già letta tante volte. Brand sostiene che tutte le sue relazioni sono state consensuali. Questo è il primo pezzo di una storia familiare. Persone del genere hanno potuto cavarsela per anni, perché una delle forme assunte dalla disuguaglianza di genere è quella della voce: la voce con cui si racconta cos’è successo, la voce a cui si presta ascolto e a cui viene dato credito.

Un altro pezzo familiare della storia riguarda chi pensa che ci sia qualcosa di strano nel fatto che le donne violentate abbiano aspettato “fino a oggi” per denunciare. Questa critica ignora il fatto che spesso quando denunciano casi di molestie, stupri e violenze domestiche le donne si espongono a ulteriori abusi. Dalla testimonianza di Anita Hill sulle molestie sessuali di Clarence Thomas nel 1991 fino a Amber Heard che accenna appena alla violenza domestica nel suo matrimonio, si puniscono le donne che prendono la parola.

Tanti uomini colpevoli di violenze sessuali ottengono ancora contratti redditizi. Perciò è facile capire perché le presunte vittime di Russell Brand non l’hanno denunciato prima

“Perché non hanno denunciato?”, chiedono alcuni. Perché ci sono persone che non vedono l’ora di attaccare e screditare chi ha subìto violenza. E anche perché le denunce di molestie devono essere fatte a poliziotti spesso pieni di pregiudizi, corrotti o loro stessi molestatori.

A Londra nel 2021 Sarah Everard è stata rapita e uccisa da un agente di polizia mentre tornava a casa una sera. Le donne che hanno manifestato contro l’omicidio sono state maltrattate dalle forze dell’ordine e in alcuni casi arrestate. L’anno scorso un agente di New Orleans si è dichiarato colpevole di aver molestato la quattordicenne che avrebbe dovuto aiutare. Troppi femminicidi avvengono dopo che la polizia ha ignorato le richieste di aiuto. Le forze dell’ordine sono spesso parte del problema.

I pochi casi di stupro che arrivano in tribunale, inoltre, spesso si traducono per le vittime in esposizione, pericolo, colpevolizzazione e anni di tormenti. Una minuscola percentuale di casi si conclude con una condanna. Tanti uomini riconosciuti colpevoli di abusi sessuali o violenza domestica, tra cui il rapper Chris Brown, ottengono ancora oggi contratti redditizi per esibirsi e promuovere prodotti. Perciò è facile capire perché le presunte vittime di Brand non l’abbiano denunciato prima. Esistono però prove del fatto che chi lavorava nel settore sapesse delle accuse a Brand e che le donne si mettevano in guardia le une con le altre. E anche questa è una storia già sentita. Una delle parti più agghiaccianti dell’articolo del New York Times riguarda la sedicenne che dice di aver avuto rapporti sessuali con Brand e che alla fine lui ha aggredito e molestato: pare abbia raccontato che in un’occasione il tassista conosceva l’indirizzo a cui aveva chiesto di essere portata e l’abbia pregata di non andarci. Se questo è vero, perfino il tassista sapeva.

La storia di Brand è emersa contemporaneamente a un’altra storia di violenze sessuali che ha coinvolto una celebrità. Si tratta della lettera dell’attore Ashton Kutcher in difesa del collega Danny Masterson, star televisiva incriminata per aver stuprato due donne, inviata al giudice incaricato del caso. Vale la pena ricordare che Masterson l’ha fatta franca per vent’anni prima di essere chiamato in tribunale, anche se una delle vittime aveva denunciato l’aggressione nel 2004.

“A prescindere da dove fossimo o con chi fossimo, non ho mai visto il mio amico agire in modo diverso da quello che ho descritto”, ha dichiarato Kutcher. E molte persone sui social network hanno ribadito la sua illusione, ossia che quella che vedono – anche solo sul palcoscenico o in un film – è la persona tutta intera, senza lati oscuri. Una delle cose più ovvie è che i molestatori tendono a muoversi in modo strategico: chi picchia la moglie di solito non lo fa davanti a persone che potrebbero fermarlo o mandarlo in carcere. Bisogna essere stupidi per non sapere che fin troppe persone trattano in modo diverso chi è potente e chi non lo è. E tante persone potenti e privilegiate sono proprio stupide.

In seguito, Kutcher è stato costretto a dimettersi dal direttivo di un’organizzazione non profit che si occupa di traffico di minori . E ha scritto un’altra lettera, stavolte di scuse: “Le vittime di molestie sessuali sono state messe a tacere e le referenze da me inviate sono un altro doloroso esempio di colpevolizzazione di persone che hanno mostrato il coraggio di condividere la loro esperienza”, ha scritto. “Negli ultimi dieci anni abbiamo cercato d’invertire proprio questo stato di cose”, ha proseguito. Peccato che in quella occasione lui abbia cercato invece di perpetuarlo. E, come lui, molti altri continuano a farlo. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1531 di Internazionale, a pagina 46. Compra questo numero | Abbonati