Alla fine del 2017 un’amica appassionata di tecnologia mi aveva regalato per Natale qualche frazione di bitcoin, che all’epoca erano quasi esotici. In questi giorni ho controllato il loro valore: un aumento del prezzo in dollari del 160 per cento. Niente male. Nell’anno degli scandali del settore delle criptovalute – con il fondatore di una piattaforma di scambio (Ftx) in carcere e quello di un’altra (Binance) costretto a dimettersi – ci si aspetterebbe il suo collasso. Invece il valore della più nota moneta virtuale supera i 40mila dollari, mentre il Salvador emette la prima obbligazione in bitcoin.

Le criptovalute sono più solide di quanto pensavamo? No, come dimostrano i crolli improvvisi e senza spiegazioni (il bitcoin ha perso il 7,5 per cento in un giorno, anche in assenza di notizie particolari). È una bolla, e chi non è troppo avido ogni tanto vende quello che ha prima che scoppi tutto. I prezzi salgono perché in questa fine d’anno tutto sale sui mercati, nell’attesa di tagli ai tassi d’interesse, e perché le autorità dovranno regolare meglio il mondo caotico delle criptovalute. Allora si ridurranno gli scandali, ma l’utopia di un sistema finanziario parallelo e anarchico sarà svanita per sempre. Per questo Natale i bitcoin potrebbero essere un regalo ad alto
rischio. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1542 di Internazionale, a pagina 115. Compra questo numero | Abbonati