Tra le cause dell’inflazione che ha impoverito le classi medie occidentali negli ultimi tre anni c’è l’effetto della pandemia di covid-19 sulla logistica e sulle catene di fornitura globali. Dopo i lockdown e il blocco dell’economia mondiale, i container erano lontani da dove servivano, mancavano i microchip e la domanda di beni intermedi cresceva all’improvviso più della produzione, rimasta ferma per mesi. La globalizzazione resta un’architettura fragile. Nella prima settimana del 2024 l’indice Freightos baltic, che misura i costi di trasporto via mare di quaranta container da 76 metri cubi sulla tratta fra la Cina e l’Europa, è più che raddoppiato, passando da 1.600 a 3.800 dollari. La colpa è degli attacchi dei ribelli yemeniti huthi contro Israele e le imbarcazioni che transitano nel mar Rosso.

La tensione intorno alla guerra di Gaza (gli huthi sono milizie sciite sostenute dall’Iran) ha quindi conseguenze globali, visto che dal canale di Suez passa il 12 per cento del commercio mondiale. I ribelli yemeniti non riusciranno però a innescare un’ondata inflazionistica: gli Stati Uniti li conterranno sul piano militare, e i consumatori occidentali non hanno più molti risparmi accumulati, come durante la pandemia, con cui possono permettersi di pagare di più per beni scarsi. ◆

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1545 di Internazionale, a pagina 111. Compra questo numero | Abbonati