27 ottobre 2014 17:00

Caro vicepresidente, caro Jyrki,

grazie per la sua lettera del 22 ottobre con le valutazioni preliminari sulla manovra fiscale italiana.

A proposito del vostro suggerimento di aumentare la manovra correttiva del bilancio del 2015 per garantire il pieno rispetto degli obblighi dell’Italia sul bilancio, vorrei informarvi che dopo ulteriori discussioni a livello tecnico e politico con la Commissione, il governo italiano s’impegna ad adottare misure addizionali per il 2015 in modo da aumentare lo sforzo fiscale già previsto nella Bozza del piano di bilancio (Dbp) dell’Italia.

Queste misure comprendono:

  1. L’assegnazione del fondo previsto in origine per alleviare la pressione fiscale (3,3 miliardi) alla riduzione del deficit.

  2. La riduzione delle risorse interne dedicate al cofinanziamento dei fondi dell’Unione europea per la coesione ed esentate dalle soglie del patto di stabilità interna relativo alle regioni (0,5 miliardi).

  3. L’estensione del regime dell’autofatturazione dell’iva al settore del commercio al dettaglio (0,73 miliardi) sostenuta da un aumento delle tasse sui dazi come clausola di salvaguardia. La misura, dedita alla riduzione dell’evasione fiscale, necessita dell’approvazione delle istituzioni dell’Unione europea.

Il pacchetto di misure produrrà l’aggiustamento strutturale del 0,3 per cento del pil nel 2015, facilitando il cammino verso l’obiettivo a medio termine (Mto).

Allo stesso tempo è mio dovere ricordarle che l’economia italiana sta attraversando una delle più severe e durature recessioni della sua storia.

Il pil è diminuito del 9 per cento rispetto al 2008. L’economia è nel terzo anno di recessione, esposta al rischio di una deflazione (o a un prolungato periodo di inflazione molto ridotta) e una stagnazione.

Un quarto anno di recessione deve essere evitato a tutti i costi, perché sarebbe estremamente problematico tirare fuori il paese da una crisi economica così difficile. Inoltre renderebbe molto più complesso garantire la sostenibilità del debito.

Per questo il governo italiano ha proposto una serie di misure volte a minimizzare questi rischi macroeconomici, perché una poliva fiscale più dura e/o una soluzione radicalmente differente sarebbero troppo rischiosi e controproducenti in termini di dinamiche del debito.

Il governo punta a un risanamento del bilancio favorevole alla crescita, basato sul miglioramento duraturo dell’efficienza e della qualità della spesa pubblica a tutti i livelli e su tagli permanenti della pressione fiscale sul lavoro.

È aumentata la spesa capace di stimolare la crescita, come quella relativa a ricerca e sviluppo, innovazione, istruzione e progetti infrastrutturali essenziali.

La legge sul bilancio sosterrà il processo di riforma strutturale, che continuerà con ulteriori aggiustamenti del mercato del lavoro e del sistema giudiziario che, secondo le previsioni, entreranno in vigore all’inizio dell’anno prossimo.

Il governo vuole assicurarsi che il debito sia sulla strada della riduzione, anche grazie a un piano ambizioso di privatizzazioni che riguarderà in media lo 0,7 per cento del pil ogni anno.

Alcuni ritardi dovuti inter alia alle condizioni di mercato avverse saranno risolti nei prossimi mesi in modo da ottenere gli effetti programmati sul debito entro il 2015.

Inoltre, come ha sottolineato nella sua lettera, la strategia finanziaria dell’Italia dev’essere considerata all’interno dell’agenda delle riforme strutturali.

È per questa ragione che il governo italiano ha deciso di ricorrere alla flessibilità garantita dalla legislazione europea (articolo 5 del regolamento 1466/97) e nazionale (articolo 3, comma 4 della legge numero 243/2012) per varare un ambizioso pacchetto di riforme strutturali, mirate ad aumentare il potenziale di crescita.

Queste riforme avranno un impatto diretto sul potenziale di crescita e sulla sostenibilità del debito, permettendo così un allontanamento temporaneo dal percorso verso gli obiettivi di medio termine, nel rispetto delle leggi e dei regolamenti nazionali ed europei.

Lasci che le ricordi che l’output gap, la differenza tra il pil effettivo e quello potenziale, resterà ampio, secondo gli standard del 2014 e non diminuirà rispetto al livello ‘rappresentativo’ del 2015. Questo è il motivo per cui il governo italiano ha deciso (in linea con le agevolazioni dell’articolo 5 della Regolamentazione europea numero 1466/97 e l’articolo 6 comma 6 della legge 243/2012) di posporre il raggiungimento degli obiettivi di medio termine al 2017 per affrontare queste condizioni economiche particolarmente avverse, che almeno per il 2014 e il 2015 devono essere considerate circostante eccezionali.

Tuttavia, nonostante le condizioni economiche avverse, le ulteriori misure finanziarie che presento nella mia lettera permetteranno all’Italia di migliorare l’aggiustamento verso gli obiettivi di medio termine, per avvicinarsi allo sforzo strutturale richiesto e assicurare una migliore aderenza alla regola della transizione del debito.

Infine vorrei ringraziarla per il dialogo costruttivo degli ultimi giorni, e confido che queste ulteriori misure risolvano le preoccupazioni da lei espresse nella sua lettera e portino al pieno rispetto delle richieste sul bilancio.

Confido inoltre che la Commissione tenga pienamente conto nella sua prossima Opinione della nuova Bozza del piano di bilancio che prepareremo nei prossimi giorni. A tal proposito, suggerisco di rimanere in stretto contratto e di condividere ulteriori informazioni.

Distinti saluti,

Pier Carlo Padoan

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it