04 febbraio 2015 20:54

Quando si deve indicare la causa del cambiamento climatico, il 97 per cento degli studi scientifici l’attribuisce all’intervento degli esseri umani. Eppure, negli Stati Uniti la maggioranza della popolazione non ne è convinta.

Negli anni l’opinione pubblica statunitense si è molto polarizzata su questo argomento, arrivando a dividersi in scettici e credenti, due gruppi in conflitto l’uno con l’altro. Grazie a un’indagine online, alcuni studiosi australiani hanno analizzato le diverse posizioni, e hanno concluso che chi appartiene a uno dei gruppi condivide con gli altri un’identità sociale, idee e risposte emotive. Non si tratta solo di avere la stessa opinione, ma di qualcosa che “definisce chi sono, quello per cui combattono, chi spalleggiano”, scrivono gli autori su Nature Climate Change.

Ogni gruppo nutre rabbia per chi ha la posizione opposta. Secondo il team, guidato da Ana-Maria Bliuc, è improbabile che in queste condizioni la distanza sia colmata da una migliore comprensione scientifica del riscaldamento globale. I ricercatori pensano invece che sarebbe più efficace trasformare i rapporti tra scettici e credenti, mantenendo il dialogo, aumentando la collaborazione, riducendo il conflitto ed evitando la polarizzazione. Per esempio, invece che ridicolizzare gli scettici, sarebbe più efficace convincerli che non possono impedire le azioni contro il cambiamento climatico. In effetti, questa strategia potrebbe essere giusta ogni volta che si presenta una forte polarizzazione e uno scontro tra movimenti sociali. Nature Climate Change

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it