09 giugno 2015 16:39

Avere un’idea esatta dei costi dell’accoglienza è molto difficile. Ci sono molte strutture e vari programmi che se ne occupano. Il metodo più immediato per fare i conti è basarsi sui finanziamenti del sistema Sprar, che sono certi. Si tratta di una rete di centri per l’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati distribuiti in tutto il paese, finanziati dal ministero dell’interno e, in percentuale minore, dal comune in cui sorgono. Se si presume che anche i centri che non rientrano in questo programma abbiano costi simili, si può avere un quadro della situazione.

  • Il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, Sprar appunto, è nato nel 2002 dalla convenzione tra il ministero dell’interno, l’associazione dei comuni italiani (Anci) e l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati. È finanziato dal Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo (Fnpsa), ma negli anni si è avvalso anche di diverse fonti di finanziamento straordinarie, per esempio dei contributi della protezione civile o delle risorse provenienti dall’8 per mille destinato allo stato.
  • Il ministero dell’interno emana ogni tre anni un bando per l’assegnazione dei finanziamenti. I singoli comuni interessati, insieme a organizzazioni del terzo settore selezionate a livello locale, presentano il proprio progetto. Il ministero esamina i progetti e decide se finanziarli. L’ultimo bando Sprar si è chiuso nel gennaio 2014. Ha assegnato circa 180 milioni di euro l’anno, ripartiti tra i quattrocento centri considerati idonei, che accolgono circa ventimila persone. In media un richiedente asilo o un rifugiato in un centro della rete Sprar costa 35 euro al giorno.
  • L’Italia accoglie 73.705 persone, secondo i dati del ministero dell’interno del 15 maggio 2015. Nei centri della rete Sprar non c’è posto per tutti. Per questo sono state aperte più di 1.600 strutture temporanee e 14 centri governativi per richiedenti asilo (cioè i Cara, Cda e Cpsa). “Questi centri si finanziano con fondi statali in cui confluiscono anche sovvenzioni europee vincolate all’accoglienza. Hanno convenzioni di gestione meno unitarie di quelle dei centri Sprar, ma il costo medio giornaliero è simile”, afferma Gianfranco Schiavone dell’Associazione studi giuridici per l’immigrazione (Asgi). Quindi, l’Italia spende attorno ai 2,6 milioni di euro al giorno per l’accoglienza.
  • “Ma attenzione: questi soldi non vanno agli stranieri”, chiarisce Daniela Di Capua, direttrice del Servizio centrale dello Sprar. “Con questo finanziamento si pagano gli affitti dei centri, i servizi e soprattutto i dipendenti. Ai richiedenti asilo si danno solo 2-2,5 euro al giorno”. È falso dire che l’Italia dà 35 euro al giorno a ogni migrante. Lo stato finanzia un indotto virtuoso. Tante persone lavorano nell’accoglienza: dipendenti dei centri, mediatori culturali, insegnanti di lingua, operatori sociali, chi si occupa del servizio mensa o delle pulizie. “La verità è che l’accoglienza, se fatta bene, crea lavoro”, spiega Schiavone.

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