29 giugno 2015 17:31
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Il ministro degli esteri iraniano Mohammad Javad Zarif, emissario di Teheran ai colloqui di Vienna sul nucleare, è tornato in Iran per consultazioni, mentre i negoziatori restano divisi sull’interpretazione da dare agli accordi preliminari raggiunti due mesi fa. La scadenza per le trattative tra la repubblica islamica e il gruppo 5+1 (i cinque membri permanenti del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite più la Germania) era stata fissata al 30 giugno, ma ormai tutti gli interlocutori hanno confermato che i negoziati proseguiranno.

Alcuni aspetti della discussione – dal carattere delle ispezioni internazionali fino ai tempi di sviluppo delle infrastrutture nucleari – sembrano ancora fermi al momento in cui la trattativa è cominciata, diciotto mesi fa. Per il segretario di stato statunitense John Kerry un accordo, sottolinea il New York Times, sarebbe la coronazione del mandato alla guida del dipartimento di stato. A Vienna domani incontrerà il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov, come ha confermato quest’ultimo. Mentre in settimana arriveranno nella capitale austriaca anche i responsabili delle diplomazie francese, britannica e tedesca.

L’alta rappresentante della politica estera europea Federica Mogherini si è espressa con toni cautamente ottimisti, assicurando che tutte le parti hanno fatto prova della “volontà politica” di raggiungere un accordo. Il vice ministro degli esteri cinese Li Baodong ha osservato, dal canto suo, che un accordo potrà essere raggiunto entro una settimana. Ma non tutte le fonti sembrano dello stesso avviso. A sottolineare il clima di attesa verso un accordo, è uscita anche su diversi media iraniani la notizia che il presidente statunitense Barack Obama avrebbe fatto pervenire alle autorità di Teheran un messaggio in vista dei colloqui di Vienna, attraverso il premier iracheno Haider al Abadi, che Obama aveva incontrato in Germania a margine del G7 dell’8 giugno scorso. La Casa Bianca ha però definito la ricostruzione “non accurata”.

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