10 novembre 2015 16:21

A mezzanotte del 30 giugno, gli accuratissimi orologi degli statunitensi National institutes of standards and technology (la cui precisione è visibile a tutti sul sito www.time.gov) hanno fatto una cosa piuttosto strana.

Per un secondo esatto hanno mostrato l’orario 23.59.60. Quel minuto di sessantuno secondi non è stato l’effetto di un problema tecnico, ma di un secondo intercalare: un secondo in più inserito deliberatamente dai signori del tempo dell’International Earth rotation and reference systems service, ideato per allungare impercettibilmente la durata del giorno.

È stato il ventiseiesimo intervento di questo tipo da quando, nel 1972, gli organismi mondiali per la normazione si sono accordati su questo punto. Ma ora il secondo intercalare potrebbe decadere. Il suo destino sarà deciso questo mese durante una conferenza dell’Unione internazionale delle telecomunicazioni, a Ginevra. Molti paesi membri dell’organizzazione vogliono abolire il secondo intercalare. Ma perché? E, soprattutto, perché era stato introdotto?

Due sistemi temporali da sincronizzare

Il secondo intercalare esiste per evitare che salti la sincronia tra due diversi sistemi di misurazione del tempo. Il primo – semplice, antico e intuitivo – si basa sulla rotazione della Terra: ogni rotazione completa equivale a un giorno. L’altro – nuovo, poco noto e molto più accurato – usa gli orologi atomici per contare i secondi: 86.400 secondi equivalgono a un giorno.

La velocità di rotazione della Terra varia nel tempo perché le sue viscere incandescenti si muovono. Oltre a subire queste fluttuazioni casuali a breve termine, la velocità di rotazione terrestre rallenta anche a causa dell’azione frenante dell’orbita lunare. Questo significa che, con il passare del tempo, i due sistemi di misurazione del tempo finiscono per divergere.

Ogni volta che la divergenza diventa eccessiva, si aggiunge un secondo intercalare per riallinearli. Ma molte persone (soprattutto i tipi rigorosi che gestiscono le organizzazioni nazionali di normazione) non amano il carattere “piratesco” del secondo intercalare.

La variabilità della rotazione terrestre implica che i secondi intercalari siano aggiunti se e quando necessario, ma non rispondono a una pianificazione. Chi lo critica sostiene che più il mondo si digitalizza più aumentano i rischi connessi all’aggiunta del secondo intercalare. Computer e secondi intercalari, infatti, non sempre vanno d’accordo: nel 2012, i sistemi di prenotazione di diverse compagnie aeree, così come quello che supporta il social network FourSquare, hanno faticato ad affrontare il riallineamento.

I tradizionalisti ribattono che si tratta di ansie eccessive e sottolineano che, nonostante le preoccupazioni, dai server di internet alle infrastrutture delle banche, il più recente secondo intercalare è passato senza intoppi. Inoltre, con l’abolizione del secondo intercalare le due forme di misurazione del tempo comincerebbero a divergere irrimediabilmente, anche se le conseguenze (come il disaccordo tra il Sole e gli orologi atomici sul fatto che sia mezzogiorno) non sarebbero evidenti almeno per decenni.

La conferenza di Ginevra si concluderà alla fine di novembre, e i suoi delegati sono divisi: l’Australia, gli Stati Uniti e la Cina sono tutti nel campo abolizionista; il Regno Unito, la Russia e molti dei paesi ex comunisti suoi satelliti vogliono mantenere lo status quo. Il secondo intercalare potrebbe avere i giorni contati.

(Traduzione di Cristina Biasini)

Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta sull’Economist. Clicca qui per vedere l’originale.

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