16 febbraio 2016 15:02

Solo un secolo fa Rudyard Kipling scriveva che l’avvento dell’aeroplano avrebbe inaugurato un’epoca “in cui sarebbe stato possibile coprire le distanze più estreme in una settimana, cioè centosessantotto ore”. Grazie alla tecnologia ci siamo spinti molto oltre questo limite. Adesso gli ingegneri stanno ipotizzando aerei che da New York potrebbero trasportare dei passeggeri in viaggio d’affari a Londra in undici minuti o a Shanghai in 24.

Si risparmierebbe il fastidio di stare tanto tempo rinchiusi in cabina. Ma la velocità risolve solo una parte del problema. I nostri corpi sono tarati su una giornata fatta di 24 ore, con cicli regolari di luce e buio. Attraversare a una velocità maggiore i fusi orari serve solo a scombussolare ancora di più il nostro orologio interno al momento dell’arrivo.

Per fortuna i ricercatori dell’università di Stanford ritengono di aver trovato una cura per il jet lag, o almeno un modo per renderlo il meno fastidioso possibile. La soluzione implica ovviamente la luce, responsabile dei nostri ritmi circadiani. I ricercatori hanno sottoposto i soggetti coinvolti in un esperimento a brevi e frequenti lampi di luce mentre dormivano per capire se fosse possibile alterare i ritmi naturali del corpo e indurlo a credere di trovarsi in una fascia oraria diversa.

Secondo gli specialisti del sonno ci vuole circa un giorno per adattarsi a un cambiamento d’orario di un’ora

A quanto pare ha funzionato. Secondo gli specialisti del sonno ci vuole circa un giorno per adattarsi a un cambiamento d’orario di un’ora. Perciò una persona che viaggia da Londra a Mosca e attraversa tre fusi orari avrà bisogno di tre giorni per adattarsi al fuso orario locale. Un viaggio d’affari di due o tre giorni diventa così un’esperienza molto sonnolenta. Se però la notte prima del volo, nelle prime ore del mattino, i viaggiatori vengono esposti a un’ora di lampi di luce intermittente mentre dormono, il loro corpo potrebbe essere indotto a pensare che il sole è sorto tre ore prima. In altre parole, prima di andare a Mosca si troverebbero già sincronizzati con l’orario di Mosca.

Gli scienziati avevano già condotto degli esperimenti che implicavano l’esposizione a una luce continua per alterare i ritmi circadiani del corpo. Secondo i ricercatori di Stanford, però, la luce continua consente di spostare l’orologio interno di una persona di soli 36 minuti. Un lampo di luce di due millisecondi ogni dieci secondi, invece, può portare in avanti l’orologio interno di quasi due ore, e a volte anche di più. La maggior parte dei viaggiatori, ovviamente, non ha la possibilità di trascorrere una notte in laboratorio prima di ogni volo. Perciò la squadra di Stanford sta lavorando allo sviluppo di una maschera con luci a led che può essere comandata con un telefono.

All’inizio di febbraio i ricercatori hanno pubblicato le loro scoperte in un articolo. Sicuramente non è il capitolo finale nella lunga battaglia contro il jet lag. Ma visto che le altre cosiddette cure non si sono dimostrate molto allettanti – “indossate gli occhiali da sole”, “state calmi” – forse ci stiamo avvicinando a un futuro in cui non solo potremo viaggiare ad alte velocità, ma al nostro arrivo saremo anche riposati e in grado di lavorare.

(Traduzione di Giusy Muzzopappa)

Questo articolo di A. W. è apparso nel blog Gulliver dell’Economist.

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