20 aprile 2017 15:16

Sono giorni indaffarati e caotici nella città israeliana di Haifa. Il 16 aprile nei vicoli vicino al porto, i cristiani hanno celebrato la Pasqua. Il 18 gli ebrei hanno festeggiato la loro Pasqua nella sinagoga. Ora, dal 20 aprile, una piccola comunità di bahai comincia i suoi dodici giorni di Ridvan, la festa più importante. Il gruppo bahai ad Haifa non è isolato: questa religione ha la sua sede principale nella città israeliana, ma conta milioni di seguaci nel mondo.

La loro fede è relativamente recente. Nel 1844 un mercante che si faceva chiamare “il Bab” (letteralmente la porta) cominciò a predicare in Persia. Reinterpretando lo sciismo islamico, affermava che Dio presto avrebbe mandato un nuovo profeta, come Mosè, Cristo o Maometto.

I bahai credono che uno dei seguaci di Bab – Baha’u’llah – sia questo profeta e lo considerano il fondatore ufficiale della loro religione. Di fronte alle persecuzioni persiane e dell’impero ottomano, Baha’u’llah scrisse il testo fondamentale della comunità e scelse il luogo di sepoltura di Bab: un luogo meraviglioso ad Haifa, di fronte al Mediterraneo.

Come suggeriscono le sue origini, la fede bahai prende in prestito elementi da altre religioni. Proibisce l’alcol, come l’islam; e, proprio come i musulmani che pregano in direzione della Mecca, i bahai pregano in direzione della casa di Haifa dove fu sepolto Baha’u’llah. Tra le altre religioni, vengono rispettate induismo e buddismo. E l’eredità persiana è evidente: i bahai festeggiano il capodanno persiano e ammirano lo zoroastrismo.

Unità e discriminazioni
La fede bahai crede “nell’unità dell’umanità”, che supera distinzioni di razza e di classe sociale. Questo ha aiutato la religione a diffondersi all’interno di gruppi vulnerabili come i nativi americani. Dall’altra parte dell’oceano, nel Pacifico, il credo bahai è popolare tra le tribù di Papua, di cui rispetta gli usi e i costumi tradizionali, al contrario di alcuni missionari cristiani. Anche una buona organizzazione ha aiutato la diffusione della religione. I pionieri bahai predicano la religione all’estero e così oggi si contano più di sette milioni di bahai nel mondo, dalla Bolivia al Ciad.

Tuttavia la flessibilità della religione bahai se da un lato l’ha aiutata a diffondersi, dall’altro ha causato molti problemi. Molti studiosi islamici accusano i bahai di essere apostati, cioè traditori della fede, perché i loro primi seguaci erano musulmani ma hanno rifiutato tutti i profeti dopo Maometto. Altri li accusano di sovversione e collegano il loro stabilirsi ad Haifa con il sionismo.

Come risultato i seguaci della religione bahai sono stati perseguitati all’interno del mondo musulmano, specialmente in Iran. Negli ultimi anni centinaia di bahai iraniani sono stati arrestati e lo scorso settembre un uomo è stato assassinato nella città di Yazd. Altri fedeli bahai sono stati imprigionati nello Yemen. Le pressioni provenienti da gruppi bahai all’estero hanno aiutato solo leggermente. Per esempio in Egitto i bahai non devono più decidere se dichiararsi musulmani, ebrei o cristiani sulla carta di identità e per i bahai espulsi dall’università è stata istituita una scuola speciale. Molti di loro continuano comunque a soffrire abusi e discriminazioni in alcune zone del Medio Oriente, anche se in altre parti del mondo continua a espandersi.

(Traduzione di Martina Ciai)

Questo articolo è stato pubblicato sul blog The Economist explain dell’Economist.

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