17 febbraio 2017 14:54

Le dimissioni di Michael Flynn
Il 13 febbraio Michael Flynn si è dimesso da consigliere per la sicurezza nazionale, innescando la prima grave crisi nell’amministrazione di Donald Trump. Flynn ha lasciato l’incarico, uno dei più importanti nell’ambito della politica estera statunitense, quando il Washington Post ha rivelato che prima dell’insediamento della nuova amministrazione Flynn aveva parlato al telefono con Sergej Kisljak, l’ambasciatore russo negli Stati Uniti, promettendogli che le sanzioni contro Mosca sarebbero state eliminate.

Le telefonate sarebbero avvenute negli stessi giorni in cui l’ex presidente Barack Obama imponeva nuove sanzioni economiche alla Russia, a cui Mosca aveva deciso di non rispondere. All’epoca Flynn era ancora un semplice cittadino e non poteva portare avanti trattative con un governo straniero. Inoltre avrebbe mentito sul contenuto delle telefonate con il vicepresidente Mike Pence, che in seguito ha dichiarato in tv che nessuno della squadra di Trump aveva parlato delle sanzioni con i funzionari russi. Infine la discrepanza tra quello che Flynn aveva detto a Kisljak e quello che ha dichiarato in pubblico lo rendeva ricattabile da Mosca.

La vicenda Flynn solleva nuovi interrogativi sui rapporti tra Trump e il Cremlino e potrebbe non essere finita qui. Dati e intercettazioni telefoniche mostrano che altri collaboratori di Trump hanno avuto contatti con funzionari russi durante la campagna elettorale del 2016. Molti giornalisti e politici d’opposizione vogliono sapere se Trump sapeva e se sia stato lui a chiedere di contattare i russi. E se abbia collaborato con la Russia per influenzare il risultato delle elezioni. Secondo il New York Times, l’Fbi e i servizi di intelligence stanno indagando sui contatti tra i collaboratori di Trump e i funzionari russi.

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Una nuova linea su Israele e Palestina
Il 15 febbraio, durante la conferenza stampa con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, Trump ha dichiarato che gli Stati Uniti non insisteranno più sulla soluzione a due stati del conflitto tra Israele e Palestina, che prevede la nascita dello stato palestinese. La posizione di Trump si allontana da quella sostenuta dai presidenti statunitensi dagli anni novanta. Sugli insediamenti israeliani in Cisgiordania, Trump ha chiesto a Netanyahu di “frenare un po’”. Trump ha anche scelto Jared Kushner, marito di sua figlia Ivanka, per negoziare un accordo di pace.

Il missile nordcoreano
Il 12 febbraio la Corea del Nord ha testato con successo un missile balistico a medio-lungo raggio, che è caduto nel mar del Giappone dopo aver percorso 500 chilometri. È stato il primo test del 2017 per Pyongyang, e dimostra che il paese sta facendo passi avanti nello sviluppo del suo arsenale. Donald Trump ha adottato un atteggiamento prudente. Durante una conferenza stampa con il premier giapponese Shinzō Abe si è limitato a ribadire l’appoggio di Washington a Tokyo, senza nominare la Corea del Nord. In passato Trump aveva più volte fatto capire di essere disposto a intavolare una trattativa con il leader nordcoreano, ma non ha spiegato la sua strategia.

Avvicinamento alla Cina
Trump ha parlato per la prima volta al telefono con il presidente cinese Xi Jinping il 9 febbraio. A dicembre Trump aveva suscitato l’ira di Pechino per la sua conversazione telefonica con la presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen (il primo contatto diretto tra i leader dei due paesi dal 1979, quando Washington tagliò le relazioni con Taipei accettando la linea di Pechino, che considera l’isola una “provincia ribelle”). Parlando con Xi, il presidente statunitense è tornato sui suoi passi, confermando il riconoscimento di “una sola Cina”. In campagna elettorale Trump aveva più volte fatto capire di voler sfidare la Cina nella politica regionale, ma una volta entrato alla Casa Bianca sembra aver adottato un atteggiamento più prudente.

Critiche al Venezuela
Il 16 febbraio Trump ha chiesto al governo venezuelano la liberazione “immediata” di Leopoldo López, leader dell’opposizione al governo di Nicolás Maduro, che è in carcere da circa tre anni per scontare una condanna a 13 anni. Due giorni prima il dipartimento del tesoro statunitense aveva imposto sanzioni economiche al vicepresidente venezuelano Tareck El Aissami per presunti legami con il narcotraffico.

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Un più facile accesso alle armi
Il congresso statunitense ha abrogato il 14 febbraio una norma pensata per impedire alle persone con disturbi mentali (secondo alcune stime sono circa 75mila in tutto il paese) di comprare armi. Il provvedimento, sostenuto dalla National rifle association, dovrebbe essere firmato da Trump nei prossimi giorni.

Contro i diritti dei transgender
L’11 febbraio l’amministrazione Trump si è schierata a favore della sentenza emanata da un giudice del Texas nel 2016 che vieta agli studenti transgender di usare il bagno corrispondente alla loro identità di genere. La sentenza era stata contestata dall’amministrazione Obama perché discriminatoria.

Il ritiro della candidatura di Andrew Puzder come ministro del lavoro
Andrew Puzder era stato scelto a dicembre da Trump come ministro del lavoro. Ma il 15 febbraio, prima dell’udienza di conferma in senato, ha ritirato la sua candidatura. La nomina di Puzder era contestata dai sindacati e dai politici democratici per via delle sue posizioni favorevoli a indebolire i diritti dei lavoratori. Puzder era criticato anche da molti repubblicani per aver assunto in passato una domestica straniera senza documenti in regola. Il 16 febbraio Trump ha scelto R. Alexander Acosta, preside di una facoltà di legge della Florida, per sostituire Puzder. Acosta sarebbe il primo e unico funzionario d’origine ispanica nell’amministrazione Trump.

Regolamentazioni cancellate
Il 14 febbraio Trump ha firmato un provvedimento che elimina l’obbligo per le compagnie petrolifere e minerarie di rivelare i pagamenti fatti a governi stranieri per accedere alle risorse naturali. La norma era stata approvata durante la presidenza Obama con l’obiettivo di aumentare la trasparenza del settore finanziario e ridurre la corruzione. Ma era duramente contestata dai dirigenti delle compagnie petrolifere, tra cui Rex Tillerson, ex amministratore delegato della Exxon e attuale segretario di stato nell’amministrazione Trump. Il presidente e il congresso a maggioranza repubblicana hanno anche dichiarato di voler abolire altri tipi di restrizioni, per esempio il divieto per le compagnie minerarie di scaricare scorie vicino a corsi d’acqua o le limitazioni alle emissioni di gas metano sui terreni di proprietà del governo federale.

Cosa succede la settimana prossima
Nei prossimi giorni Trump firmerà nuovi ordini esecutivi per limitare l’immigrazione, dopo che un tribunale federale di San Francisco ha bocciato il decreto per impedire temporaneamente l’ingresso nel paese di richiedenti asilo e dei cittadini provenienti da sette paesi a maggioranza musulmana.

Inoltre dovrà nominare un nuovo consigliere per la sicurezza nazionale. Tra le scelte probabili ci sono il generale in pensione Keith Kellogg, che gli ha fatto da consigliere in campagna elettorale, e David Petraeus, ex direttore della Cia e capo delle operazioni statunitensi in Afghanistan. La sua prima scelta, il generale della marina in pensione Robert Harward, ha rifiutato l’incarico.

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