31 ottobre 2016 19:00

Di recente il gruppo di attivisti locali Taayush, che da 16 anni lavora soprattutto nelle colline a sud di Hebron, in Cisgiordania, ha cominciato ad ampliare il suo raggio d’azione. L’anno scorso un attacco feroce da parte della polizia e dei mezzi d’informazione si è rivelato controproducente: invece di indebolire l’organizzazione, ha spinto altri attivisti israeliani a unirsi alla lotta.

Ora gli attivisti passano diversi giorni della settimana nella valle del Giordano, dove gli agricoltori e i pastori palestinesi sono minacciati dalla polizia, che li vuole sfrattare, e dai coloni, che li aggrediscono e vogliono rubargli la terra.

Quando scoprono che Taayush lavora con una comunità di pastori, i coloni usano la vecchia tattica di mettere i pastori uno contro l’altro. “Ti permetteremo di raggiungere il pascolo”, hanno detto a un pastore che vive in un accampamento tra le colline della regione Al Hamma. “Ma i tuoi vicini, la famiglia Rasmi, non potranno passare, perché collaborano con Taayush”.

È per questo che il 27 settembre le forze israeliane hanno demolito l’accampamento dei Rasmi? È per questo che i coloni hanno travolto le loro tende con una jeep? È per questo che uno di loro ha investito deliberatamente una pecora? Il signor Rasmi nasconde la sua preoccupazione dietro a un sorriso. E intanto, a un chilometro di distanza, dei giovani coloni girano con la pistola, protetti dalle autorità, nel loro insediamento arrogante e illegale.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Questa rubrica è stata pubblicata il 28 ottobre 2016 a pagina 24 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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