19 ottobre 2015 09:29

Era convinto che la sharia avrebbe regnato presto in Germania. L’uomo che sabato ha pugnalato Henriette Reker, candidata alla poltrona di sindaco di Colonia, ha offerto alla polizia questa assurda giustificazione del suo gesto. Dopo l’attentato, la Germania ha immediatamente manifestato il suo orrore, reagendo esattamente come aveva fatto la Francia dopo la strage di Charlie Hebdo.

Domenica, nel giorno delle elezioni, Reker è stata eletta al primo turno con quasi il 53 per cento dei voti, mentre i medici hanno assicurato che guarirà dalle sue ferite.

L’accoltellamento di Reker è stato un gesto isolato, ma non possiamo ignorare il contesto generale

Quali conclusioni dobbiamo trarre da questo fine settimana tedesco? Dobbiamo preoccuparci per il fatto che un disoccupato di lunga data con un passato nell’estrema destra neonazista si senta talmente minacciato dai rifugiati siriani da trasformarsi in potenziale assassino?

O dobbiamo invece essere felici per la reazione degli elettori, che hanno chiaramente condannato il suo gesto eleggendo una donna molto impegnata nell’accoglienza dei rifugiati e che era sostenuta da democristiani, verdi e centristi del partito liberale?

La risposta, evidentemente, è nella domanda, perché un voto così chiaro è molto più significativo del gesto isolato di un estremista. Ma allo stesso tempo non possiamo ignorare il contesto generale.

La destra nazionalista avanza senza ostacoli

Domenica, pure la Svizzera è andata alle urne. Anche se il paese non è sfiorato dal problema dei rifugiati (che non si sognano nemmeno di chiedere asilo nella confederazione) questo tema ha monopolizzato la campagna elettorale elvetica.

Per il 48 per cento degli elettori l’immigrazione è “la priorità”. L’Unione democratica del centro, partito nazionalista contrario all’immigrazione e all’ingresso della Svizzera nell’Unione europea, ha impostato i suoi incontri e dibattiti su questo tema con lo slogan “restare liberi” e volantini che si chiedevano: “L’islam arriverà presto da noi?”. Grazie a questa campagna tambureggiante il partito ha registrato un’avanzata spettacolare conquistando quasi un terzo dei duecento seggi del consiglio nazionale (la camera bassa).

Infine c’è la Polonia, che andrà alle urne domenica prossima. In questo momento tutto lascia pensare che i polacchi, dopo aver portato alla presidenza della repubblica il candidato del partito nazionalista Diritto e giustizia la scorsa primavera, sceglieranno i candidati dello stesso partito confinando all’opposizione i centristi attualmente al potere.

Ma la campagna è ancora nel vivo, e domenica, dopo che i centristi hanno accettato il piano di ripartizione dei rifugiati tra i paesi dell’Unione, il nuovo presidente della repubblica Andrzej Duda non ha trovato niente di meglio da fare se non denunciare “i rischi di epidemia” legati all’arrivo dei profughi, accusando i centristi di mettere a repentaglio la salute della popolazione.

Le elezioni di Colonia sono una buona notizia, ma non possiamo ignorare l’avanzata in tutta Europa delle nuove estreme destre, sempre più inclini a gettare la maschera.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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