16 febbraio 2017 09:48

Le parole possono sembrare eccessive, ma come descrivere ciò che accade a Washington se non dicendo che il nuovo presidente degli Stati Uniti è un incapace, alle prese con problematiche che non capisce e del tutto indegno della carica che ricopre?

Come nella favola, il re è nudo ed è l’unico a credere di essere abbigliato in modo sfarzoso. L’esempio migliore di questo stato di cose è la conferenza stampa del 15 febbraio, successiva all’incontro tra Donald Trump e il primo ministro israeliano Netanyahu.

Volevamo scoprire se il presidente statunitense avrebbe cambiato la posizione storicamente sostenuta dagli Stati Uniti: il sostegno a una soluzione pacifica che passi per la coesistenza dello stato palestinese e di quello ebraico. Alla vigilia la Casa Bianca aveva lasciato intendere che ci sarebbe stato un cambio di rotta. Trump era atteso al varco su questo punto. E quale nuovo approccio ha proposto?

I testacoda della Casa Bianca
Queste le sue parole: “Che la soluzione sia uno stato o due stati, se israeliani e palestinesi sono contenti io sono contento per la loro scelta. Entrambe le soluzioni vanno bene”. Sono parole a caso. Quale sarebbe la soluzione basata su uno stato? Uno stato binazionale in cui gli israeliani sarebbero presto in minoranza? Uno stato che pratica l’apartheid?

Non lo sappiamo e probabilmente non lo sa nemmeno Trump. Per il presidente statunitense andrebbe bene qualsiasi cosa. Ha dichiarato di essere un sostenitore della pace. Be’, dobbiamo accontentarci. Sempre meglio che se avesse dichiarato di essere un sostenitore della guerra.

Il congresso, compresa la maggioranza repubblicana, vuole sapere quali sono i veri legami fra Trump e il Cremlino

L’atteggiamento di Trump lascia a bocca aperta. L’estrema destra ha dedotto che la soluzione dei due stati è morta e sepolta, anche perché su questo slancio il presidente americano ha parlato del possibile trasferimento dell’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, sottolineando che “gli piacerebbe che il trasferimento si realizzasse” (come se la decisione non dipendesse da lui) e invitando Netanyahu, a proposito della colonizzazione dei territori occupati, a “usare prudenza per qualche tempo”.

Che vuol dire “per qualche tempo”? In attesa di cosa? Mistero, ma forse è solo una formula per riempire i vuoti del suo pensiero.

Il 15 febbraio a Washington si è parlato anche di Russia. Ed ecco a voi un uomo che, dopo aver manifestato apertamente la sua ammirazione per Putin e aver promesso di riavvicinarsi a Mosca una volta diventato presidente degli Stati Uniti, ha deciso di scrivere su Twitter: “La Crimea è stata PRESA dalla Russia sotto Obama. Obama è stato troppo morbido con la Russia?”.

Ecco a voi un presidente che fa un testacoda sulla Russia solo perché nel frattempo si sono moltiplicate le rivelazioni sui contatti tra la sua squadra e l’ambasciata russa e perché il congresso, compresa la maggioranza repubblicana, vuole sapere quali sono i veri legami tra lui e il Cremlino. Anche ignorando gli altri momenti imbarazzanti della giornata di ieri e limitandosi all’essenziale, siamo al ridicolo. L’America è sprofondata nel ridicolo.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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