In teoria non ci sarebbe niente di strano. Che un presidente francese pranzi con un presidente statunitense è nell’ordine delle cose, ma a ben vedere il pasto che Donald Trump ed Emmanuel Macron consumeranno il 25 maggio a margine di un vertice della Nato non ha niente di banale, al contrario.

Macron non è Theresa May, e non è nemmeno Angela Merkel. Non è alla guida dell’alleato privilegiato degli Stati Uniti, il Regno Unito, e nemmeno della Germania, il più prospero tra i paesi dell’Alleanza atlantica dopo gli Stati Uniti. Macron è il presidente di un paese, la Francia, le cui relazioni con Washington sono sempre state difficili, se non conflittuali, soprattutto dopo che il generale de Gaulle è andato a Londra per creare la Francia libera. Inoltre Macron guida un paese la cui economia non è fiorente e il cui modello sociale è costantemente oggetto degli sberleffi anglosassoni.

In altre parole Trump avrebbe potuto decidere di pranzare con May, Merkel o con una squadra di dirigenti europei. E invece no, al pari del presidente turco e di quello russo (che lo faranno il 29 maggio) è con il presidente francese che Trump ha voluto un incontro. Ma perché?

Gioventù e novità sono sempre state associate all’America, mentre l’Europa sembrava vecchia quanto la sua storia

Il primo motivo è che la gioventù di Macron incuriosisce il mondo. Se la Francia, spesso percepita come vecchia all’estero, ha voluto eleggere un uomo di 39 anni che vuole rimodellarne lo scacchiere politico l’ha fatto perché si è svegliata. La quinta potenza economica, membro permanente del Consiglio di sicurezza e dotata di una delle più avanzate strutture militari europee, potrebbe dunque ritornare prepotentemente sulla scena internazionale.

Per questo vale la pena sondare e valutare il nuovo presidente della repubblica, tanto più che la sua ambizione dichiarata è quella di rimettere l’Unione europea sui binari, serrare i ranghi e trasformarla in una potenza politica. Se dovesse funzionare, il paesaggio internazionale ne uscirebbe radicalmente modificato, e questo ci porta al secondo motivo di questo pranzo: ancora meno della Francia, l’Ue non può essere ignorata, soprattutto non dagli Stati Uniti.

Oltre alle motivazioni, questo pranzo è interessante per il contrasto che metterà in evidenza. Uno ha 39 anni. L’altro ne ha 70. Anche se l’età non è una questione di stato civile, resta il fatto che la gioventù e la novità sono sempre state associate all’America, mentre l’Europa sembrava vecchia quanto la sua storia.

Ora però con Donald Trump gli Stati Uniti appaiono improvvisamente invecchiati e fuori dal tempo, mentre con Macron la Francia e l’Europa hanno l’aspetto nuovo e determinato dei giovani forti, insolenti e fiduciosi nel futuro. Il contrasto è evidente. È come se la gioventù avesse attraversato l’Atlantico, come se il nuovo mondo e il vecchio si fossero scambiati i ruoli.

Non sappiamo come andrà a finire, ma questo pranzo non ha niente di ordinario.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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