05 febbraio 2016 13:56

Maurice White, fondatore e leader della band Earth Wind & Fire è morto nel sonno ieri notte nella sua casa di Los Angeles. Aveva 74 anni e una decina di anni fa gli fu diagnosticato il morbo di Parkinson. L’ultimo tour della sua band risale al 2013: White non andava più in scena ma continuava a lavorare dietro le quinte come direttore musicale.

La sua carriera di performer, autore e produttore è durata più di quarant’anni. White ha vinto sette Grammy awards e nel 2000 è stato ammesso nella Rock and roll hall of fame. Boogie wonderland, September e Fantasy sono tre delle sue hit più famose.

La musica degli Earth Wind & Fire vive in una zona indefinita tra soul vocale, funk, disco music, gospel e fusion. Un suono magmatico che trascende i generi e che è stato capace di invadere anche il mercato. L’intelligenza di White è stata proprio quella di usare la disco music come cavallo di Troia per entrare con prepotenza nel mainstream.

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Pur essendo stato un eccezionale performer e un innovatore, White non è mai diventato una superstar come Michael Jackson o Prince. Eppure ha aperto la strada a entrambi. I grandi show dei Jackson Five e il funk-rock sexy e spirituale del Prince di 1999 e Purple rain devono molto alla sua visione. L’influenza degli Earth Wind & Fire è più viva che mai nelle produzioni di oggi: da Jay-Z a Kendrick Lamar, passando per Dr.Dre e Timbaland, non c’è artista afroamericano che non abbia campionato o citato quei bassi.

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La rilevanza degli Earth Wind & Fire non è stata solo musicale ma anche iconografica: le loro copertine fantascientifiche, con piramidi in partenza per lo spazio e cyborg con l’aspetto di divinità egizie, hanno avvicinato un’intera generazione (anche di bianchi) all’estetica afrofuturista ed esoterica di Sun-Ra.

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Il groove degli Earth Wind & Fire, molto fisico ma sempre permeato di spiritualità e di gospel, ha influenzato in qualche modo anche la cultura rave. Più che dal punto dei vista dei suoni, da quello puramente fisico dell’esperienza. Sono stati tra i primi a far percepire ai bianchi la potenza sciamanica del ritmo, la capacità che ha di portarci altrove e di staccarci, con o senza l’aiuto di droghe, dal nostro corpo. I loro funk, ibridandosi e mutandosi in electro, in house e in acid house, sono entrati così anche nell’esperienza dei raver.

E oggi? Oggi basta sentire un pezzo qualunque dell’album Random access memories dei Daft Punk o Uptown funk di Mark Ronson e Bruno Mars per sentire che, in spirito, Maurice White è ancora con noi.

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