14 dicembre 2015 09:29

Alla fine il “cordone sanitario repubblicano” ha retto: gli accordi di desistenza tra destra e sinistra per sbarrare la strada al Front national (Fn) alle elezioni regionali di questa domenica hanno funzionato e, benché uscito in testa al primo turno il 6 dicembre, il partito xenofobo ed euroscettico di Marine Le Pen non ha conquistato nessuna regione.

Secondo i risultati quasi definitivi i Républicains (Lr) di Nicolas Sarkozy conquistano sette regioni sulle 13 in palio in Francia metropolitana, i socialisti (Ps) del premier Manuel Valls cinque, mentre la Corsica va invece ai nazionalisti.

Il Ps contiene i danni – al primo turno era uscito in testa in due sole regioni – ma, rispetto alle regionali del 2010 ha ceduto parecchio terreno alla destra. All’epoca aveva ottenuto 21 regioni su 22 in Francia metropolitana. Nel frattempo è intervenuta la riforma delle regioni, che ne ha ridotto il numero. La destra conquista tra l’altro l’Ile-de-France: con i suoi 12 milioni di abitanti (il 19 per cento della popolazione totale del paese) e i suoi cinque miliardi di euro di bilancio, la regione di Parigi è la più ambita e la più prestigiosa. Valérie Pécresse, già ministra del bilancio sotto Nicolas Sarkozy, ha così messo fine a 17 anni di governo della “gauche”.

L’affluenza alle urne, che ha sfiorato il 60 per cento, è un dato eccezionale per un’elezione locale

In termini di voti, l’Unione della destra, che comprende anche il centro, è il primo partito del paese, e con il 40 per cento dei consensi ha fatto il pieno all’interno della sua area politica. Con il 29,8 per cento dei voti, l’Fn ha guadagnato solo due punti in più rispetto al primo turno, e non è riuscito a mobilitare al di là della sua base, mentre il Ps si assesta al terzo posto, con il 27,4 per cento dei voti.

La strategia dei Républicains di non ritirare i suoi candidati dove erano in vantaggio per sbarrare la strada all’Fn ha pagato, così come quella del Partito socialista (Ps), che ha scelto di allearsi con i Verdi e di ritirare i suoi candidati nelle due regioni – Nord-Pas-de-Calais-Picardia e Provenza-Alpi-Costa Azzurra – dove erano candidate le personalità di punta dell’Fn, rispettivamente Marine Le Pen e la nipote Marion Maréchal-Le Pen. Benché giunte ampiamente in testa al primo turno, le due donne sono state battute dai candidati della destra. Questi ultimi hanno approfittato dell’ampio numero dei voti degli elettori di sinistra, che hanno per la stragrande maggioranza preferito turarsi il naso pur di non essere governati dall’Fn.

Non è una sconfitta assoluta

Altro fattore decisivo sembra sia stata l’affluenza alle urne, che ha sfiorato il 60 per cento (era meno del 50 per cento al primo turno), un dato eccezionale per un’elezione locale, interpretata come una mobilitazione massiccia degli astensionisti, che i politici dei due schieramenti principali hanno esortato a votare per impedire una vittoria del movimento di Marine Le Pen. Un dato che ricorda, sarà un caso, quello delle presidenziali del 2002, quando al ballottaggio finirono il padre Jean-Marie Le Pen e il presidente uscente Jacques Chirac e quest’ultimo fu eletto con più dell’82 per cento dei voti.

Per l’Fn non si tratta però di una sconfitta assoluta, anche se Marine Le Pen puntava a conquistare “quattro o cinque regioni”: da sempre il sistema elettorale a doppio turno penalizza gli outsider rispetto ai partiti tradizionali di destra e sinistra – e il suo partito, pur presente nella scena politica da più di quarant’anni, è tuttora considerato tale, almeno finché non avrà fatto le sue prove governando una grande città o una regione.

Alle presidenziali del 2017 Marine Le Pen intende partecipare da protagonista

Marine Le Pen potrà poi vantarsi di aver portato il suo partito ai massimi storici in termini di voti ottenuti, di aver eliminato i socialisti dai consigli regionali del Nord-Pas-de-Calais-Picardia e della Provenza-Alpi-Costa Azzurra e di aver “triplicato”, sostiene, il numero dei consiglieri regionali frontisti (erano 118 quelli uscenti). Un’ottima ipoteca in vista delle presidenziali del 2017, quando per presentarsi i candidati devono ottenere le firme di 500 eletti.

Alle presidenziali Marine Le Pen intende partecipare da protagonista: anche se il suo partito è isolato, dato che nessun altro ha dimostrato di volercisi alleare, le sue idee si diffondono, come dimostra la radicalizzazione dei discorsi di alcuni candidati della destra.

Difendere “i francesi che soffrono”

Inoltre, il risultato di domenica rafforza uno degli argomenti preferiti di Marine Le Pen, quello della collusione tra destra e sinistra tradizionali (tramite le desistenze e gli appelli a sbarrare la strada all’Fn) per tenere fuori del potere l’unico partito che, secondo lei, difende i diritti dei “francesi che soffrono” a causa della globalizzazione, dell’Europa e dell’immigrazione – l’unico vero partito di opposizione al “sistema” dei partiti tradizionali.

Occorre ora verificare se i partiti tradizionali, dopo lo spavento del 6 dicembre e la promessa di “trarre le conseguenze” dei progressi costanti del Front national, si limiteranno a un sospiro di sollievo e continueranno a ignorare le attese dei francesi, soprattutto per quanto riguarda l’occupazione, o se saranno capaci di riprendere l’iniziativa politica.

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