05 aprile 2015 14:20

Lorenzo Declich, L’islam nudo
Jouvence, 147 pagine, 14 euro
Esiste davvero una “cultura islamica” omogenea, condivisa dalle persone di fede musulmana, che trova nei jihadisti una sua versione fedele anche se radicale? Lorenzo Declich (studioso di islamistica e redattore di Nazione Indiana) ne dubita fortemente.

Secondo lui le cose che in occidente appaiono come tipicamente islamiche, come il burka o le etichette che garantiscono che il cibo sia halal, cioè conforme ai precetti religiosi, non sono qualcosa di tradizionale e riconosciuto universalmente. Sono pratiche locali, nate in alcune comunità musulmane precise e circoscritte (come quella del Pakistan o quella della Malesia) per rispondere a esigenze contingenti, che la globalizzazione sta trasformando nei fondamenti di una presunta identità musulmana universalmente condivisa.

Con esempi che di solito non si trovano sui giornali, spesso anche molto divertenti, Declich insegna a separare ciò che nel mondo islamico sta accadendo realmente (una ridefinizione generale guidata dai rapporti di forza che produce in primo luogo conflitti intrareligiosi) da ciò che le grandi imprese e alcuni stati auspicano accada: l’apparizione di un mercato islamico formato da consumatori musulmani dai gusti prevedibili.

Il problema è che il loro auspicio è in via di realizzazione e, come è accaduto in passato in altri contesti, dietro al ritorno ai fondamenti della civiltà si nasconde una rivoluzione che avanza.

Questo articolo è stato pubblicato il 27 marzo 2015 a pagina 88 di Internazionale, con il titolo “Il disagio con la civiltà”. Compra questo numero | Abbonati

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