03 aprile 2016 18:56

Atticus Lish, Preparativi per la prossima vita
Rizzoli, 558 pagine, 20 euro

A Jonathan Franzen e al suo massiccio Purity, una costruzione imponente ma frigida e di testa, è legittimo preferire l’altrettanto massiccia opera prima di Atticus Lish, che ha cuore e che ha ventre. Racconta New York, ma la sua metropoli non è quella che continuano a offrirci certi sbiaditi intellettuali ciarlieri e salottieri, piuttosto uno sprofondamento nella parte che quelli cercano di evitare, nella marginalità più disperata.

Skinner è un reduce dall’Iraq, mentre Zou Lei è un’immigrata irregolare che viene da una parte della Cina etnicamente e storicamente complessa. I loro destini si incrociano con quelli di una realtà violenta, dove la parola speranza è fuori luogo, poiché nessuno sembra credere davvero a una “prossima vita” diversa dall’atroce presente.

Quest’America pochi sanno raccontarla (in cinema, il nostro Minervini in Louisiana), anche se ricorda quella verista tra otto e novecento. Le vite senza futuro di Skinner e Zou Lei incrociano quelle di infiniti doppi, più o meno angosciati di loro. Zou Lei forse ce la farà, ma quelli come Skinner hanno “imparato che tutto si poteva distruggere e l’avevano distrutto”. Fatto di piccole azioni, ossessivi ritorni e giri a vuoto, questo grande romanzo è stato bravamente tradotto da Alberto Cristofori.

Questo articolo è stato pubblicato il 25 marzo 2016 a pagina 80 di Internazionale, con il titolo “Due vite al limite”. Compra questo numero | Abbonati

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