01 aprile 2019 11:29

Ci siamo abituati troppo in fretta a sposare una visione semplicistica dell’Europa, in cui i paesi del centro e dell’est sono preda dei partiti populisti, come se queste forze fossero una fatalità a cui gli elettori cedono senza opporre resistenza.

Il 30 marzo le elezioni presidenziali in Slovacchia hanno smentito questo cliché e dimostrato che, nella sostanza, questa fatalità non esiste. Al secondo turno gli slovacchi hanno eletto con una solida maggioranza l’avvocata liberale Zuzana Čaputová impegnata in battaglie come la lotta anticorruzione, l’ecologia e i diritti degli omosessuali. Tra l’altro, la presidente è apertamente filoeuropea.

Čaputová ha impartito un’incoraggiante lezione politica nel suo primo discorso, sottolineando di aver vinto senza attaccare il rivale ma limitandosi a sostenere il proprio programma. Certo, la Slovacchia ha un sistema parlamentare in cui il ruolo del presidente è limitato, ma l’elezione di Čaputová, avvocata di 45 anni, non è solo simbolica. Al contrario, ha un impatto politico significativo.

Gli omicidi di Kuciak e Kušnírová
Un anno fa la Slovacchia ha vissuto un evento traumatico con l’omicidio del giornalista investigativo Ján Kuciak e della sua compagna Martina Kušnírová. Kuciak stava indagando su operazioni politico-mafiose legate al partito di governo, e il suo assassinio nel cuore dell’Europa ha scatenato una tempesta politica. “La morte che ha cambiato la Slovacchia”, ha titolato una rivista locale in occasione del primo anniversario del doppio omicidio.

Zuzana Čaputová era tra coloro che sono scesi in piazza a Bratislava per condannare il crimine e chiedere conto soprattutto al primo ministro dell’epoca, Robert Fico, accusato di aver creato un clima ostile alla libertà di stampa. Alla fine Fico ha rassegnato le dimissioni.

Čaputová ha acceso una candela in memoria di Ján e Martina, promettendo di rafforzare l’indipendenza della magistratura

Da allora la società civile non ha dimenticato. Di recente cinque persone sono state formalmente accusate dell’omicidio, tra cui un imprenditore legato al partito di governo. Dopo aver vinto le elezioni, Čaputová ha acceso una candela in memoria di Ján e Martina, promettendo di rafforzare l’indipendenza della magistratura. Il contesto slovacco è particolare, ma non eccezionale. Questo significa, per esempio, che alle elezioni polacche previste per la fine dell’anno non è scontata la vittoria del partito populista Pis, al potere.

Molte grandi città dell’Europa orientale, tra cui Budapest e Varsavia, sono sempre più vicine alle idee liberali e filoeuropee nonostante i rispettivi governi siano composti da partiti populisti o ultraconservatori. L’Europa dell’est, insomma, non è un blocco populista monolitico.

“Il populismo nazionalista ha il piombo nelle ali”, titolava recentemente la rivista specialistica francese Courrier d’Europe centrale. Forse è una previsione un po’ ottimistica, ma il voto degli slovacchi dimostra che la storia europea non è ancora scritta.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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