14 luglio 2023 10:06

Il 14 luglio il primo ministro indiano Narendra Modi sarà presente sugli Champs Élysées per la festa nazionale francese. La vicenda contiene materiale per scrivere una tesi intera, perché racchiude in sé tutte le sfaccettature e le contraddizioni della nostra epoca.

Il leader indiano è al tempo stesso un nazionalista indù intollerante e “illiberale”, un baluardo contro l’espansionismo cinese, un leader politico non allineato che rappresenta il sud globale in un mondo in piena riconfigurazione e il capo di un paese emergente con un miliardo e mezzo di abitanti che offre opportunità economiche illimitate.

A seconda che vogliate concentrarvi su un aspetto o l’altro dell’India e del suo primo ministro, rimarrete sconvolti o entusiasti nel vederlo sul palco d’onore il 14 luglio ad assistere alla sfilata dei soldati indiani arrivati per l’occasione. O forse è meglio dire “ritornati”, perché i militari indiani avevano già messo piede sul suolo francese per difendere il paese durante la prima guerra mondiale.

Vantaggi e limitazioni
È evidente che la Francia abbia scelto di mantenere un rapporto stretto con l’India di Modi, una decisione che comporta sia vantaggi sia limitazioni.

Alcuni mesi fa il capo del gigante industriale indiano Tata è arrivato a Parigi per presenziare all’inaugurazione di una fondazione Francia-Asia, vantando per l’occasione le risorse del suo paese. In sostanza l’amministratore delegato, che rappresenta meglio di chiunque altro l’economia indiana, ha garantito che l’India può fare tutto ciò che fa la Cina, invitando implicitamente Parigi a scegliere un paese amico anziché Pechino.

Alleandosi con Parigi, l’India può diversificare i suoi partner occidentali

È la grande argomentazione dell’India moderna, come dimostra il fatto che la Apple abbia allestito nel paese una seconda catena produttiva dei suoi telefoni, dopo quella in Cina. Gli investitori che abbandonano Pechino a causa del rischio politico ripiegano su diversi paesi asiatici, tra cui l’India. Dopo aver accumulato un certo ritardo rispetto al grande rivale cinese, ora l’India sta cercando di offrire gli stessi vantaggi, non senza difficoltà.

Ma è soprattutto sul piano diplomatico che l’India si sta imponendo, grazie al suo “allineamento multiplo”. Questa formula le permette al contempo di astenersi sull’Ucraina all’Onu, di partecipare al club dei Brics insieme alla Cina, di presiedere il G20 nel 2023 e di rafforzare i propri legami con gli statunitensi, anche nel campo della tecnologia.

Agli occhi degli indiani la Francia presenta un vantaggio: non è l’America! Alleandosi con Parigi, infatti, New Delhi può diversificare i suoi partner occidentali. Il 13 luglio il governo indiano ha annunciato l’acquisto di 26 caccia Rafale per portaerei e di tre sottomarini francesi. La Francia e l’India stanno costruendo un’intesa tra potenze medie che intendono mantenere una relativa indipendenza.

Ma c’è anche la faccia oscura di Narendra Modi. Oggi non è consigliabile essere musulmani o cristiani nell’India dell’estremismo indù, così come non conviene essere il capo dell’opposizione (Rajiv Gandhi è stato privato dei suoi diritti civili), un giornalista o un rappresentante della società civile, sempre più sotto pressione. Certo, in India esistono ancora le elezioni, e il partito di Modi può sempre perdere una regione come accaduto di recente nel Karnataka. Ma come sottolinea lo specialista di questioni indiane Christophe Jaffrelot sul quotidiano Le Monde, “tra un’elezione e l’altra, la democrazia finisce letteralmente tra parentesi”.

È giusto avere rapporti stretti con l’India? Naturalmente sì. Era il caso di offrire a Modi la vetrina della festa nazionale francese? In passato il governo francese ha invitato personaggi di cui in seguito si è pentito amaramente, da Bashar al Assad a Muhammar Gheddafi. Ma in un mondo tornato a essere pericoloso, il primo ministro indiano ha saputo diventare decisivo, al punto da far dimenticare i suoi scheletri nell’armadio.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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