26 aprile 2016 19:04

È sconvolgente quanto sia diventata nostalgica la musica pop: siamo tutti lì a rispolverare vecchi album, a crogiolarci in racconti sentimentali di un passato idealizzato. Pronti a scoppiare in lacrime se non riusciamo a procurarci i biglietti per il concerto di una band che si riunisce per suonare i pezzi del suo album migliore uscito trent’anni fa. Dio, ma quand’è che abbiamo cominciato tutti a vivere nel passato?

C’è un elemento di conservatorismo nel pubblico, e non da oggi. Alcuni usano la musica come una madeleine per lasciarsi trasportare indietro nel tempo, agli anni dell’adolescenza, e preferirebbero conservare i loro beniamini in un armadietto con la scritta “I miei ricordi” per tirarli fuori ogni tanto e cantare la canzone giusta e risvegliare i sentimenti giusti.

La normalità ristabilita

Se volete far ridere (poi rabbrividire, piangere e desiderare di morire) un cantante di una certa età, fategli vedere lo sketch Streets of London della serie comica della Bbc Big Train. Kevin Eldon interpreta la leggenda del folk Ralph McTell che canta il suo cavallo di battaglia, Streets of London, davanti a una folla estasiata. Quando la canzone finisce e gli applausi si placano, Kevin/Ralph annuncia al pubblico: “E ora… vorrei farvi sentire una nuova canzone”. Simon Pegg, in piedi al bancone del bar, lascia cadere il bicchiere, che si rompe rumorosamente a terra.

“Che sta facendo?”, chiede Tracy-Ann Oberman in prima fila. “Non ne ho idea”, risponde Mark Heap.

“Questa è una nuova canzone e si intitola…”.

Streets of London!”, grida il pubblico.

“… The highwayman’”.

Kevin/McTell comincia a cantare tra le proteste del pubblico, finché, sfiancato da tanta insistenza e dall’inutilità della sua resistenza, non getta la spugna e la canzone si trasforma nel vecchio successo familiare e rassicurante di un tempo. Quando attacca il popolare ritornello “So how can you tell me you’re lo-o-onley”, la folla si rilassa e applaude felice. La normalità è ristabilita.

È uno sketch esilarante, ma anche triste. Tragicomico. Se poi avete alle spalle una lunga carriera e qualche canzone di successo, è talmente veritiero che c’è poco da ridere. Ci penso spesso, ultimamente, perché è appena uscito l’album da solista di Ben, e mentre lo guardo alle prese con lo stress della routine che precede l’uscita di un disco – recensioni, interviste, playlist, vendite dei biglietti – una cosa che mi dà particolarmente fastidio sono le domande dei presunti fan che gli chiedono come mai non ricicli le vecchie cose. Perché non rimette insieme gli Everything but the girl e va in tour a cantare i vecchi pezzi?

Oggi nessun artista può avere dubbi sul fatto che pescare nel passato paga sempre

Non è che io voglia lamentarmi. Qualcuno dirà che un cantante dovrebbe essere contento se qualcuno vuole ancora sentirlo cantare qualcosa. Ma mi spezza il cuore che questa logica sia applicata a Ben, la persona meno nostalgica che io conosca, tutto il contrario di uno che si siede sugli allori. Sempre più motivato e intraprendente di me, è stato solo grazie a lui se abbiamo formato una band, inciso dischi e suonato in pubblico. Ancora oggi non è affatto interessato alla nostalgia musicale. Oltre a scrivere e a incidere, è sempre alla ricerca di nuovi pezzi da ascoltare, sia di nuove band sia di artisti che già ama. E poi li condivide nelle sue playlist su Spotify. Sempre curioso, sempre aggiornato.

Qualcosa di nuovo e terrificante

Essere quasi morto a 29 anni per una grave malattia ha trasformato Ben in una persona con una gran voglia di vivere e di guardare avanti. Quindi è frustrante quando la gente si lamenta con noi e viene a dirci cosa dovremmo fare o quanto ci preferiva prima. Il punto è che per quanto fantastico sia stato il passato – e non fraintendetemi, siamo molto orgogliosi delle nostre vecchie canzoni e del successo che abbiamo avuto – io e Ben viviamo nel presente e guardiamo al futuro. È un tale peccato restare aggrappati alle cose conosciute.

D’altra parte, chi fa certe domande forse pensa che ignoriamo i gusti del grande pubblico, mentre in realtà oggi nessun artista, valutando le offerte e gli incentivi economici che riceve, può avere dubbi sul fatto che pescare nel passato paga sempre. Noi però ci ritroviamo sempre a fare un bel respiro e a dire: “Ora, cioè, mi piacerebbe provare a fare qualcosa di nuovo”. Anche se può essere terrificante.

Riguardo lo sketch di Big Train e rido. Ma quel pubblico? Sono loro gli idioti, non Ralph con la sua nuova canzone, giusto? Con dei fan così, chi ha bisogno di nemici? Quindi, ragazzi, amate quanto vi pare i vecchi dischi, ma non passate la vita a urlare “Streets of London!”. Non fate come loro.

(Traduzione di Diana Corsini)

Questo articolo è uscito sul settimanale britannico New Statesman.

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