12 giugno 2014 07:00

Il nome dell’organizzazione deriva da un progetto che sembra ormai sul punto di realizzarsi. Il 10 giugno lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil) ha assunto il controllo di Mosul, seconda città dell’Iraq. Il gruppo jihadista ha messo le mani su tutto il nord sunnita dell’Iraq, e presto potrebbe privare Baghdad della corrente elettrica.

Levante è la parola che indica la Siria, paese in guerra dove l’organizzazione (che si è separata da Al Qaeda poco più di un anno fa) è diventata rapidamente una forza impossibile da ignorare. L’Isil controlla oggi una parte del territorio siriano, precisamente quello alla frontiera irachena. Con la conquista di Mosul prende forma l’obiettivo dichiarato del gruppo, ovvero la costruzione di uno stato, o quanto meno di un territorio unito che comprenda, annullando le frontiere, intere zone dell’Iraq e della Siria.

La mappa del Medio Oriente sta cambiando. Le frontiere stabilite dai colonizzatori francesi e britannici dopo la prima guerra mondiale, frontiere profondamente artificiali, stanno progressivamente svanendo. Per comprendere la situazione attuale bisogna risalire a due eventi fondamentali per la regione, l’invasione statunitense dell’Iraq del 2003 e la primavera araba del 2011.

Dopo la conquista di Baghdad gli Stati Uniti hanno sistematicamente emarginato la minoranza sunnita, semplicemente perché Saddam Hussein ne faceva parte e la privilegiava rispetto alla maggioranza sciita e alla minoranza curda. I sunniti sono stati estromessi in modo particolare dall’esercito, decisione che ha segnato un picco di stupidità politica. Come prevedibile, infatti, gli ex militari hanno deciso di rivolgere le armi contro gli statunitensi e gli sciiti, scatenando il caos nel paese. Per questo l’Iraq è precipitato nel caos, in una guerra civile infinita tra sciiti e sunniti, che continua ad aggravarsi perché il primo ministro sciita non fa niente per trovare una soluzione.

Fin dai primi anni l’intervento statunitense ha avuto forti ripercussioni in Siria, dove decine di migliaia di iracheni sunniti hanno trovato rifugio. La maggioranza della popolazione siriana è sunnita, ma il paese è guidato da Bashar al Assad, alauita e dunque sciita. Con l’avvento delle rivoluzioni arabe, i sunniti siriani (il 60 per cento della popolazione) sono scesi in piazza per chiedere democrazia, ricevendo la solidarietà dei sunniti iracheni.

Oggi l’Iraq sciita sostiene il regime sciita di Damasco, mentre i sunniti iracheni sostengono i ribelli sunniti siriani. Nel frattempo le democrazie occidentali continuano a non fare nulla per costringere Bashar al Assad ad accettare un compromesso, e così i sunniti iracheni – il cui fanatismo è stato alimentato dalla guerra contro gli sciiti nel loro paese – assumono progressivamente il controllo della rivolta siriana emarginando i laici.

Dal punto di vista politico il fallimento delle democrazie ha trasformato l’Isil in una potenza il cui successo minaccia di trascinare l’intera regione in una lunghissima guerra di religione.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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