05 ottobre 2016 14:12

Jean-Pierre Sauvage, Fraser Stoddart e Bernard Feringa hanno ricevuto il premio Nobel per la chimica “per la progettazione e la sintesi di macchine molecolari”.

Gli scienziati hanno gettato le basi per costruire macchine mille volte più piccole dello spessore di un capello. Questi macchinari microscopici potrebbero eseguire i compiti per i quali sono stati pensati allo stesso modo delle macchine macroscopiche della vita di ogni giorno.

Un primo passo verso la realizzazione delle macchine molecolari è l’assemblaggio delle sue componenti. Su questo punto si sono concentrate le ricerche di Sauvage. Nel 1983 il ricercatore è riuscito a formare una catena a partire da due molecole a forma di anello. In questo modo ha mostrato come tenere insieme le componenti di una macchina molecolare, permettendo allo stesso tempo la mobilità delle parti.

Come secondo passo, bisogna far muovere le componenti della macchina. Un’indicazione su come possa essere fatto si deve a Stoddart, che nel 1991 ha sintetizzato il rotaxano, un complesso formato da un anello molecolare che si muove lungo un asse.

Infine, bisogna dare un motore alla macchina, in modo che fornendo energia si muova nel modo desiderato. A questo scopo nel 1999 Feringa ha sviluppato un microscopico rotore che in presenza di luce comincia a ruotare in un solo senso.

Questo campo di studi è ancora agli albori, ma è ricco di promesse. Le macchine molecolari potrebbero infatti avere molte applicazioni. Si potrebbero per esempio sviluppare sensori sensibili alla luce o robot microscopici.

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