Il segretario della difesa statunitense Lloyd Austin a Bruxelles, in Belgio, il 12 ottobre 2023. (Johanna Geron, Reuters/Contrasto)

Il 26 ottobre gli Stati Uniti hanno colpito due depositi di armi e munizioni usati dai Guardiani della rivoluzione iraniani e da “gruppi alleati” sciiti nell’est della Siria, ha annunciato il segretario della difesa statunitense Lloyd Austin.

Poche ore prima il presidente Joe Biden aveva inviato un messaggio all’ayatollah Ali Khamenei, la guida suprema iraniana, mettendolo in guardia dall’effettuare attacchi contro le truppe statunitensi. “Confermo l’invio di un messaggio diretto, ma non posso dire altro”, ha dichiarato John Kirby, un portavoce della Casa Bianca.

“I raid sono stati condotti in risposta a una serie di attacchi, per lo più falliti, contro il personale statunitense in Iraq e in Siria da parte di milizie sostenute dall’Iran”, ha affermato Austin in un comunicato.

Il Pentagono ha aggiunto che un cittadino statunitense è morto d’infarto mentre cercava di ripararsi e altri ventuno sono rimasti lievemente feriti.

Il presidente Biden ha ordinato i “raid di autodifesa per rendere chiaro a tutti che gli Stati Uniti non tollerano questi attacchi e sono pronti a difendere il loro personale e i loro interessi”, ha dichiarato Austin.

“Questi raid non hanno niente a che fare con il conflitto in corso tra Israele e Hamas”.

Sedici attacchi con droni e missili

In precedenza il Pentagono aveva affermato che dall’inizio di ottobre le forze statunitensi e i loro alleati sono stati bersaglio di almeno sedici attacchi con droni e missili (dodici in Iraq e quattro in Siria).

Gruppi armati legati all’Iran avevano minacciato di attaccare le basi statunitensi in Medio Oriente a causa del sostegno di Washington a Israele, impegnato nella guerra contro Hamas.

Il 25 ottobre Khamenei ha accusato gli Stati Uniti di essere direttamente coinvolti nell’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza.

Washington schiera attualmente circa novecento soldati in Siria e quasi 2.500 in Iraq, impegnati nella lotta contro il gruppo Stato islamico. A causa delle tensioni in corso, ha deciso d’inviare novecento soldati aggiuntivi.