Un’eruzione dell’isola vulcanica Whakaari/White Island ha causato ventidue vittime nel dicembre 2019. (Marty Melville, Afp)

Il 31 ottobre un’azienda neozelandese che organizzava gite turistiche all’isola vulcanica Whakaari/White Island, nel nord della Nuova Zelanda, è stata riconosciuta colpevole per la morte di ventidue persone in un’eruzione nel 2019. La Whakaari Management non avrebbe infatti protetto adeguatamente i visitatori.

Il 9 dicembre 2019 circa cinquanta persone si trovavano sull’isola quando una colonna di cenere e vapore incandescenti è fuoriuscita da un camino vulcanico.

Ventidue persone, in maggioranza turisti, sono morte e altre venticinque sono rimaste ustionate.

Un tribunale di Auckland ha stabilito che la Whakaari Management non ha valutato correttamente il livello di rischio e non ha fornito ai visitatori strumenti di protezione.

“Con alcuni accorgimenti sarebbe stato possibile fare visite in sicurezza”, ha affermato il giudice Evangelos Thomas.

Multa fino a un milione di dollari neozelandesi

La Whakaari Management era l’ultima di tredici persone, aziende ed enti a essere giudicata per il disastro.

Sei dei tredici, compresi i tre fratelli proprietari dell’isola, erano stati assolti, mentre altri sei avevano riconosciuto la loro colpevolezza.

La pena sarà annunciata a febbraio.

La Whakaari Management potrebbe essere condannata a pagare una multa fino a 1,5 milioni di dollari neozelandesi (circa 820mila euro).

Prima del disastro i proprietari dell’isola guadagnavano circa un milione di dollari neozelandesi (circa 550mila euro) all’anno grazie alle visite turistiche.

Nel maggio 2022 l’agenzia neozelandese per la gestione delle emergenze era stata sollevata da qualunque responsabilità.

In seguito all’eruzione le autorità hanno vietato l’arrivo sull’isola di barche e aerei.