Il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez. (Javier Soriano, Afp)

Il premier uscente Pedro Sánchez ha ottenuto il 16 novembre la fiducia del parlamento, nonostante la forte opposizione alla sua decisione di concedere un’amnistia agli indipendentisti catalani in cambio del loro sostegno.

Al potere dal 2018, il leader socialista ha ottenuto il voto favorevole di 179 deputati, tre in più rispetto alla maggioranza assoluta.

“Il congresso dei deputati ha accordato la fiducia a Pedro Sánchez”, ha affermato la socialista Francina Armengol, presidente della camera bassa del parlamento.

Il voto di fiducia mette fine a quasi quattro mesi di stallo, dopo le elezioni legislative anticipate del 23 luglio, e permette a Sánchez di formare un governo con i suoi alleati della coalizione di estrema sinistra Sumar.

Il Partito popolare (Pp, destra), guidato da Alberto Núñez Feijóo, aveva ottenuto la maggioranza relativa dei voti nelle elezioni, davanti al Partito socialista (Psoe).

Sánchez ha quindi dovuto firmare accordi con alcune formazioni regionali per essere confermato. In particolare, ha dovuto convincere la formazione indipendentista catalana Junts per Catalunya, guidata da Carles Puigdemont, che si è rifugiato in Belgio dopo il fallito tentativo di secessione della Catalogna nel 2017.

In cambio del sostegno dei sette deputati di Junts per Catalunya, Sánchez ha promesso un’amnistia per i leader e gli attivisti perseguiti dalla giustizia spagnola per il loro ruolo nell’organizzazione di un referendum per l’autodeterminazione nel 2017. L’amnistia permetterebbe a Puigdemont di tornare in Spagna.

Orientamento a sinistra

In un discorso tenuto il 15 novembre al congresso dei deputati, Sánchez ha elencato le priorità del suo governo, che avrà un chiaro orientamento a sinistra, e ha definito l’amnistia, a cui si era opposto in passato, legittima e necessaria.

“L’amnistia permetterà di chiudere le ferite rimaste aperte dopo la crisi del 2017”, ha affermato il premier, assicurando di voler garantire “l’unità della Spagna attraverso il dialogo e il perdono”.

Il Pp di Feijóo, che accusa Sánchez di aver concesso l’amnistia solo per restare al potere, ha avvertito che la Spagna potrebbe finire nel mirino dell’Unione europea, come l’Ungheria e la Polonia, per quella che considera una violazione dello stato di diritto.

Secondo i sondaggi, la maggioranza degli spagnoli è contraria all’amnistia. Il 12 novembre centinaia di migliaia di persone hanno partecipato alle manifestazioni di protesta in varie città, e il 18 novembre è prevista una grande dimostrazione a Madrid.

Nell’ultima settimana ambienti di estrema destra hanno organizzato raduni quotidiani davanti alla sede del Partito socialista a Madrid, in cui si sono verificati scontri con la polizia. La sera del 15 novembre sono state arrestate quindici persone.

Il 16 novembre, in occasione del voto di fiducia, più di 1.600 poliziotti sono stati schierati intorno al parlamento.

Sánchez ha invitato l’opposizione a “non alimentare le tensioni”.