Paul Nthenge Mackenzie a Malindi, Kenya, maggio 2023. (Simon Maina, Afp)

La procura generale del Kenya ha incriminato il 16 gennaio per terrorismo e omicidio Paul Nthenge Mackenzie, leader di una setta religiosa detenuto dall’aprile scorso per la morte di 429 seguaci. Mackenzie sarà processato insieme ad altre 94 persone.

“Un’analisi approfondita delle prove ha permesso di sciogliere le riserve”, ha affermato la procura generale in un comunicato.

Il caso della “strage di Shakahola”, che prende il nome dalla foresta in cui la setta evangelica si riuniva, ha scosso il Kenya nella primavera del 2023.

La settimana scorsa un tribunale aveva intimato alla procura di formalizzare le accuse contro Mackenzie entro quattordici giorni, altrimenti avrebbe ordinato la sua liberazione dal carcere.

La detenzione di Mackenzie – accusato di aver spinto i seguaci a digiunare fino alla morte per incontrare Gesù prima della fine del mondo, che secondo lui sarebbe avvenuta nell’agosto 2023 – era stata prorogata più volte per portare avanti le ricerche delle vittime nella foresta di Shakahola, nel sudest del paese.

I capi d’accusa contro Mackenzie e gli altri imputati sono dieci, tra cui terrorismo e omicidio.

La data dell’inizio del processo non è stata ancora fissata.

Mackenzie, che prima di autoproclamarsi pastore evangelico aveva lavorato come tassista, è stato arrestato il 14 aprile 2023, il giorno dopo la scoperta delle prime vittime. Da allora sono stati esumati 429 corpi.

Le autopsie hanno rivelato che la maggior parte delle vittime è morta di fame. Altre, tra cui dei bambini, sono state strangolate o soffocate.

Sedici persone sono accusate di aver fatto parte di una milizia che aveva il compito d’impedire ai seguaci di Mackenzie di rompere il digiuno o lasciare la tenuta del predicatore.

Le autorità sono state accusate di non aver fatto nulla per fermare Mackenzie, che in passato era già stato arrestato per le sue posizioni estreme.

A marzo era stato rilasciato su cauzione nonostante fosse stato accusato di essere responsabile della morte per fame di due bambini.

In un rapporto pubblicato a ottobre, una commissione del senato ha sottolineato gli errori commessi dalla polizia e dalla giustizia keniana.