Christian Vinueza, Afp

Un procuratore che stava indagando sull’irruzione di alcuni uomini armati nello studio di un’emittente televisiva pubblica è stato assassinato il 17 gennaio a Guayaquil, in Ecuador, dopo che nel paese è stato proclamato lo stato d’emergenza.

Secondo la procura, César Suárez, ucciso all’interno della sua automobile a Guayaquil, nel sudovest del paese, stava cercando di stabilire quale gruppo criminale avesse compiuto l’assalto.

“I gruppi criminali non ci fermeranno”, ha dichiarato la procuratrice generale Diana Salazar in un video pubblicato sul social network X.

Le immagini di alcuni uomini armati con il volto coperto da passamontagna che fanno irruzione in uno studio tv dell’emittente Tc a Guayaquil durante una diretta, minacciando giornalisti e impiegati, hanno fatto il giro del mondo.

Il rapido intervento della polizia aveva permesso di arrestare tredici assalitori, di età compresa tra i 16 e i 25 anni, evitando possibili vittime.

L’assalto è legato a un’ondata di violenze innescata dall’evasione, pochi giorni prima, di Adolfo Macías, noto come “Fito”, leader del cartello della droga Los Choneros.

L’evasione è stata seguita da rivolte nelle carceri ed episodi di violenza nelle strade di Guayaquil e della capitale Quito, che hanno causato finora almeno diciannove morti.

Per ristabilire l’ordine il presidente Daniel Noboa ha proclamato l’8 gennaio lo stato d’emergenza per sessanta giorni e un coprifuoco notturno tra le 23 e le 5.

Circa venti gruppi criminali sono attualmente attivi in Ecuador, paese che negli ultimi anni è diventato un importante centro logistico per le spedizioni di cocaina, prodotta in Perù e in Colombia, verso gli Stati Uniti e l’Europa. Tra il 2018 e il 2023 gli omicidi sono aumentati di quasi l’800 per cento, passando da sei a quarantasei ogni centomila abitanti.

Nelle prigioni sono frequenti gli scontri tra bande rivali. Dal febbraio 2021 quasi cinquecento detenuti sono rimasti uccisi nelle violenze.

Nell’agosto scorso uno dei principali candidati alle elezioni presidenziali, Fernando Villavicencio, era stato assassinato a Quito dopo essere stato minacciato dal leader dei Choneros.