L’ex primo ministro pachistano Imran Khan. (Arif Ali, Afp)

A pochi giorni dalle elezioni legislative, l’ex primo ministro pachistano Imran Khan è stato condannato a dieci anni di prigione per aver divulgato documenti riservati. L’hanno affermato il 30 gennaio il suo partito e alcuni mezzi d’informazione statali.

Khan, che deve difendersi anche da altre accuse ed è stato dichiarato ineleggibile per cinque anni, è detenuto dall’agosto scorso.

La condanna arriva a meno di dieci giorni dalle elezioni dell’8 febbraio. Nel corso della campagna elettorale il partito di Khan, il Pakistan Tehreek-e-Insaf (Pti), ha più volte denunciato gravi irregolarità e intimidazioni.

Imran Khan e l’ex ministro degli esteri Shah Mahmood Qureshi, numero due del Pti, “sono stati condannati a dieci anni di prigione”, ha dichiarato un portavoce del partito. La notizia è stata confermata da alcuni mezzi d’informazione statali.

Al centro del caso c’è un cablogramma dell’ambasciatore pachistano a Washington che Khan aveva presentato come prova di un complotto statunitense contro di lui sostenuto dall’esercito pachistano. Il governo statunitense e l’esercito di Islamabad avevano smentito le accuse.

Khan era stato poi incriminato a ottobre in base a una legge sul segreto di stato che risale all’epoca coloniale. Il processo si è svolto nella prigione di Adiala.

Il Pti ha denunciato “una parodia della giustizia” e ha annunciato ricorso in appello: “Il processo si è svolto a porte chiuse, senza la partecipazione dei mezzi d’informazione indipendenti e dei cittadini”.

Khan, ex stella del cricket, è arrivato al governo nel 2018 ed è stato deposto da una mozione di sfiducia nell’aprile 2022. È ancora molto popolare in Pakistan.

Il suo arresto a maggio ha scatenato manifestazioni di protesta e violenze in molte aree del paese. Le autorità hanno reagito con arresti di massa dei suoi sostenitori.

In vista delle elezioni i comizi del Pti sono stati di fatto vietati e decine di candidati del partito non sono stati autorizzati a presentarsi.

La Lega musulmana del Pakistan (Pml-N), una formazione guidata dall’ex primo ministro Nawaz Sharif, è considerata la favorita alle urne.

Sharif è tornato in Pakistan a ottobre dopo aver trascorso quattro anni a Londra. Secondo alcuni analisti politici, avrebbe raggiunto un’intesa con l’esercito, che fino a poco tempo fa accusava di averlo estromesso dal governo nel 2017.

L’esercito ha governato il paese per quasi metà dei suoi settantacinque anni di storia e continua ad avere una grande influenza politica.