Stefanos Kasselakīs, dichiaratamente omosessuale, leader del partito di sinistra Syriza. (Aris Messinis, Afp)

Il 15 febbraio la Grecia ha legalizzato i matrimoni tra persone dello stesso sesso e concesso alle coppie omosessuali il diritto di adozione, grazie a una legge sostenuta dal primo ministro conservatore Kyriakos Mītsotakīs.

Quando la legge entrerà in vigore, la Grecia diventerà il trentasettesimo paese del mondo e il diciassettesimo dell’Unione europea, nonché il primo cristiano ortodosso, a legalizzare le adozioni da parte di genitori dello stesso sesso.

Il parlamento ha approvato la riforma con 176 voti a favore, 76 contrari e due astensioni, al termine di due giorni di dibattito.

C’erano pochi dubbi sull’approvazione del progetto di legge, che era sostenuto anche da vari partiti di sinistra all’opposizione.

Ma Mītsotakīs ha dovuto affrontare la resistenza degli esponenti più conservatori del suo partito, Nuova democrazia (Nd), oltre che della chiesa ortodossa.

No alla maternità surrogata

“È una svolta per la tutela dei diritti civili in Grecia”, ha affermato Mītsotakīs. “Questa legge migliora notevolmente la vita dei nostri concittadini omosessuali e dei loro figli”.

A differenza delle coppie eterosessuali, quelle omosessuali non potranno però ricorrere alla maternità surrogata.

In Grecia esistevano già dal 2015 le unioni civili, che però non garantivano le stesse tutele dei matrimoni civili.

Secondo i sondaggi, la maggioranza della popolazione greca era favorevole ai matrimoni tra persone dello stesso sesso, ma non al diritto di adozione per le coppie omosessuali.

La chiesa ortodossa, che ha una grande influenza in Grecia, si era schierata in blocco contro la riforma.

“I bambini hanno un bisogno innato di crescere con un padre e una madre”, aveva affermato di recente il sinodo.