Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sul monte Meron, nel nord d’Israele. (Ronen Zvulun, Pool)

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è “personalmente responsabile” della morte di 45 persone nella calca durante un pellegrinaggio sul monte Meron nell’aprile 2021, secondo il rapporto di una commissione d’inchiesta presentato il 6 marzo.

“Siamo giunti alla conclusione che il capo del governo è personalmente responsabile, e che il disastro avrebbe potuto essere evitato”, si legge nel rapporto.

Secondo il documento, “Netanyahu sapeva o avrebbe dovuto sapere che il sito era stato sottoposto a scarsa manutenzione per anni e rappresentava quindi un pericolo per i partecipanti al pellegrinaggio”, che si tiene ogni anno in occasione della festività ebraica di Lag Baomer.

Il rapporto sottolinea “una cultura di scarico delle responsabilità” all’interno dell’esecutivo.

Ogni anno il pellegrinaggio al monte Meron, nel nord d’Israele, riunisce decine di migliaia di ebrei ortodossi intorno alla presunta tomba del rabbino ebreo antico Shimon bar Yohai.

Il 30 aprile 2021 quarantacinque persone, tra cui sedici bambini, morirono nella calca innescata dal crollo di una tribuna nel settore riservato agli uomini.

L’ufficio del controllore dello stato, incaricato della supervisione del funzionamento delle istituzioni pubbliche, aveva avvertito in due occasioni, nel 2008 e nel 2011, delle carenze strutturali del sito.

Netanyahu ha guidato il paese dal 2009 fino al 2021, dopo un primo mandato dal 1996 al 1999, ed è nuovamente premier dal dicembre 2022.

Secondo Yair Lapid, leader dell’opposizione israeliana, Netanyahu avrebbe dovuto dimettersi il giorno dopo il disastro. “Con Netanyahu premier la prossima catastrofe è solo una questione di tempo”, ha scritto sul social network X.

Il rapporto della commissione d’inchiesta attribuisce alcune responsabilità anche ad Amir Ohana, ex ministro della pubblica sicurezza e attuale presidente della Knesset (il parlamento israeliano), e al capo della polizia Yaakov Shabtai.

Il rapporto arriva in un momento difficile per Netanyahu, contestato per non aver saputo prevenire l’attacco senza precedenti di Hamas in territorio israeliano del 7 ottobre, che ha causato la morte di circa 1.160 persone, in maggioranza civili.

La reazione israeliana ha causato più di 30.700 vittime nella Striscia di Gaza, secondo le autorità di Hamas.