Port-au-Prince, 7 marzo 2024. (Odelyn Joseph, Ap/LaPresse)

Il primo ministro haitiano Ariel Henry, contestato e indebolito dalle violenze delle bande criminali, si è dimesso l’11 marzo, hanno annunciato il presidente della Comunità caraibica (Caricom) e un funzionario statunitense.

“Prendiamo atto delle dimissioni del primo ministro Ariel Henry”, ha affermato Irfaan Ali, presidente della Guyana e della Caricom, dopo un vertice in Giamaica sulla crisi ad Haiti.

Ali ha aggiunto che è stato trovato un “accordo di principio per garantire una transizione pacifica, ripristinare la sicurezza e organizzare le elezioni”.

Secondo fonti diplomatiche, il potere sarà affidato a un consiglio di transizione che rappresenti la società civile haitiana.

Al vertice in Giamaica, organizzato dalla Caricom, hanno partecipato i rappresentanti delle Nazioni Unite e di alcuni paesi, tra cui gli Stati Uniti.

Bloccato nel territorio statunitense di Puerto Rico dopo che gli era stato impedito di tornare ad Haiti, Henry non ha partecipato direttamente al vertice.

Il premier ha però confermato le sue dimissioni in una conversazione telefonica con il segretario di stato statunitense Antony Blinken, presente invece in Giamaica, ha riferito un funzionario di Washington.

Blinken ha annunciato che gli Stati Uniti forniranno ad Haiti 133 milioni di dollari aggiuntivi: cento per la sicurezza e trentatré per gli aiuti umanitari.

Priva di un presidente e di un parlamento (l’ultimo capo dello stato Jovenel Moïse è stato assassinato nel 2021), Haiti non ha più tenuto elezioni dal 2016. Henry, nominato da Moïse, avrebbe dovuto lasciare l’incarico all’inizio di febbraio.

All’inizio di marzo Henry aveva raggiunto il Kenya per dei colloqui su una missione multinazionale che dovrebbe arrivare nel paese per aiutare le forze di sicurezza haitiane. Al ritorno, però, è stato costretto ad atterrare a Puerto Rico a causa delle violenze all’aeroporto di Port-au-Prince.

Nelle ultime settimane le bande criminali che controllano la maggior parte di Port-au-Prince e le strade che conducono al resto del paese hanno attaccato vari siti strategici, tra cui il palazzo presidenziale, le stazioni di polizia e alcune prigioni, da cui sono evasi migliaia di detenuti.

“Se Henry non si dimetterà e se la comunità internazionale continuerà a sostenerlo, andremo dritti verso una guerra civile e un genocidio”, aveva minacciato il 5 marzo nel corso di un’intervista concessa alla stampa l’influente leader criminale Jimmy Chérizier, soprannominato “Barbecue”.

In risposta alle violenze, la settimana scorsa il governo aveva proclamato lo stato d’emergenza e un coprifuoco notturno.

L’11 marzo l’Unione europea ha annunciato di aver completato l’evacuazione del suo personale diplomatico da Haiti.